Un virus più contagioso va fermato con mascherine più forti. E’ la logica con cui, di fronte all’arrivo delle nuove varianti, Germania e Austria hanno introdotto l’obbligo delle facciali filtranti sui mezzi di trasporto e nei negozi. La Francia per ora si limita a consigliarle. Si tratta delle mascherine Ffp2 o Nk95, che bloccano il 90-95% delle goccioline respiratorie su cui viaggia il coronavirus. I contagiati con la variante inglese, sudafricana o brasiliana hanno infatti una carica virale più alta – cioè maggior quantità di particelle virali – in naso e gola. Trovarsi accanto a loro senza protezione adeguata aumenta i rischi di contagio. Il pericolo è considerato più alto nei luoghi chiusi in cui si potrebbe restare per tempi lunghi: i negozi appunto e i mezzi di trasporto. In Austria, accanto all’obbligo di mascherine più efficaci, si chiede anche di mantenere la distanza di due metri anziché uno.
Le varianti inglese, sudafricana e brasiliana sono più contagiose per via di una mutazione della proteina spike. La spike è la punta della corona del coronavirus, il grimaldello che il microrganismo usa per agganciarsi alle nostre cellule ed entrarvi. Con un grimaldello più efficiente, più particelle virali si introducono nelle nostre cellule, vi si replicano e si diffondono nell’organismo. Il risultato è che sulle goccioline di saliva emesse con respiro, tosse e starnuti viaggia un numero maggiore di microrganismi.
“Da un lato chi è contagiato dalle nuove varianti diffonde più virus. Dall’altro chi entra in contatto con questo virus ha bisogno di una quantità inferiore di microrganismi per infettarsi” spiega Carlo Federico Perno, microbiologo del Bambino Gesù di Roma. “Le Ffp2 proteggono meglio perché sono più aderenti alla pelle del viso. Non fanno entrare aria potenzialmente infetta quando inspiriamo, ma hanno lo svantaggio di rendere la respirazione un po’ difficoltosa e trattengono al loro interno parte dell’anidride carbonica espirata. Salire le scale provoca facilmente affanno. Sono ottime mascherine, ma vanno usate con buon senso. Le chirurgiche, se indossate bene, restano una buona protezione”.
Già dalla primavera scorsa abbiamo imparato che le mascherine chirurgiche sono efficaci nel bloccare soprattutto le goccioline in uscita, meno quelle in entrata. Proteggono cioè gli altri, più di chi le indossa, proprio perché non aderiscono alla pelle, soprattutto sulle guance, e fanno entrare l’aria esterna quando inspiriamo. Le cosiddette mascherine di comunità, quelle fatte di tessuto normale, lavabili e non certificate, hanno invece i livelli di protezione più vari, a seconda della stoffa con cui sono realizzati e della loro aderenza al viso.
Le facciali filtranti sono il meglio di cui disponiamo. Impediscono l’ingresso delle goccioline in percentuali variabili tra il 90 e il 99% (esistono ffp1, ffp2 e ffp3, queste ultime sono usate soprattutto negli ospedali). Sono più care (in Italia si è partiti da 6-7 euro all’inizio della pandemia, ma oggi si trovano a 2 euro) e per questo l’Austria le vende a prezzo di costo, mentre la Germania prevede dei sussidi per le categorie più a rischio. Andrebbero gettate alla fine della giornata, come quelle chirurgiche, ma nella prima ondata, in tempi di grave carenza, era stato sdoganato il loro uso anche per diversi giorni, fino a una settimana.
Della variante inglese si è detto che è più contagiosa del 50% (le stime in realtà variano, si arriva al 74%) e che resiste anche ai lockdown. Il che non vuol dire che riesca ad attraversare i muri. “Un contagio nasce sempre da una falla nella nostra protezione” spiega Perno. Perché un virus passi da un individuo all’altro, occorre che i due si ritrovino a respirare vicini (o, ma è meno probabile, che si tocchi un oggetto comune). “Con la variante più contagiosa, può bastare un errore più piccolo per ritrovarsi infettati. C’è meno di quella che Camilleri chiamava pirdonanza”.
Perno ricorda anche che una quota importante dei contagi avviene in casa, fra parenti, dove le mascherine non vengono indossate “e ci si sente al sicuro perché si ha l’impressione che i familiari non possano essere entrati in contatto con il virus. In realtà tutti, potenzialmente, possono essere fonte di trasmissione”.
The supplemental has a time laps that is worth considering, looking at the spread through December. pic.twitter.com/YeGXwN71Pp
— Mark Wigglesworth (@mjwigglesworth) January 15, 2021
La variante inglese, notata in Gran Bretagna il 14 dicembre, ma diffusa nel sud-est del paese a partire almeno da settembre, oggi è stata osservata in 50 paesi del mondo. L’Italia l’ha riscontrata finora in una settantina di tamponi. Vista la sua capacità di replicarsi in fretta, sembra destinata a soppiantare le versioni non mutate del virus. La Francia e gli Stati Uniti stimano che diventerà il ceppo dominante a marzo.
Non esistono prove dirette della sua contagiosità: i test di laboratorio ancora non hanno dato risultati. “Ma è nella natura dei virus evolversi diventando più infettivi, senza però aumentare la loro patogenicità. Non è infatti interesse del microrganismo uccidere il suo ospite”. E sono soprattutto i numeri dell’epidemia in Gran Bretagna a far temere gli effetti della sua grande capacità di contagio. Il 9 gennaio il paese ha raggiunto il picco di 68 mila casi. Un mese prima erano 12mila: in 30 giorni sono più che quintuplicati. Ieri poi l’Inghilterra ha raggiunto un altro record: 1.600 decessi. E’ un numero che spaventa. Fa capire cosa voglia dire avere a che fare con un virus che non ha pirdonanza.
Paradossalmente, fa notare su Twitter Adam Kucharski, epidemiologo della London School of Hygiene and Tropical Medicine, “un virus più contagioso del 50% provoca più danni di un virus più letale del 50%”. Nel primo caso, calcola per un indice R di 1,1, nel giro di un mese ci sarebbero 978 morti, nel secondo 193. E’ quello che si cerca di evitare, usando al meglio mascherine e distanza.
Why a SARS-CoV-2 variant that's 50% more transmissible would in general be a much bigger problem than a variant that's 50% more deadly. A short thread… 1/
— Adam Kucharski (@AdamJKucharski) December 28, 2020