Berna, da capitale della Svizzera, si è trasformata in capitale della prostituzione. Questo perché, nonostante il 22 dicembre il governo elvetico abbia introdotto, quale misura anti-pandemia, un semi-lockdown, chiudendo negozi, bar, ristoranti, cinema, musei, centri fitness e piscine, ha lasciato aperti i cosiddetti servizi alla persona. Ovvero, parrucchieri, centri estetici e anche i locali a luci rosse. Con l'intimazione di chiusura alle 19.00. E con l'aggiunta dell'obbligo della mascherina e dei tracciamenti.
Il che significa che chi frequenta una prostituta deve fornire i propri dati personali, numero di cellulare compreso. "In realtà, la Confederazione ha stabilito di chiudere i locali erotici ma ha concesso ai cantoni la facoltà di tenerli aperti, pur con alcuni limiti", spiega a Repubblica Bernhard Windler, direttore dell'Oceano di Lugano, uno dei principali postriboli del Canton Ticino. "L'apertura riguarda solo l'accesso alle stanze delle ragazze, mentre i bar restano chiusi, così come avviene nel resto del territorio".
Coronavirus in Svizzera, il ministro di Ginevra contrario alle vacanze sugli sci. "Non possiamo permettercelo"
di
Franco Zantonelli
La maggior parte dei cantoni, compreso il Ticino, gettonatissimo dalla clientela italiana, ha deciso di chiudere i locali erotici fino al 28 febbraio, la data in cui scadranno le misure di semi-confinamento, decise dal Governo federale. Porte sbarrate quindi, ma non nel Canton Berna e nel piccolo Cantone di Basilea Campagna. Soprattutto a Berna, arrivano clienti per le "belle di notte" da Zurigo, Ginevra, Losanna, Neuchâtel, Lucerna, San Gallo e dagli altri cantoni orfani del sesso a pagamento. Le forze dell'ordine hanno notato anche diverse vetture con targhe italiane, spagnole e dell'est-Europa.
C'è chi si sobbarca diverse ore di macchina pur di trascorrere un'oretta di piacere. A Berna sono raddoppiate le prostitute e "alcuni locali hanno registrato un 40% in più di clienti", ha dichiarato, al quotidiano Blick, Il capo dell'autorità di polizia competente della città di Berna Alexander Ott. "Ma la lotta al Coronavirus deve valere per tutti", protesta il direttore dell'Oceano di Lugano, Bernhard Windler, che in un anno ha visto il proprio fatturato calare del 70 %. "Noi osserviamo il rispetto delle regole di protezione", replica Gundekar Giebel, portavoce del Dipartimento della Sanità della capitale. E non finisce qui. Domani, il Parlamento del Canton Ginevra potrebbe decidere, a sua volta, di riaprire i propri locali erotici.