Da alcuni anni la Sergio Bonelli Editore ha instaurato una collaborazione con Maurizio De Giovanni per la pubblicazione a fumetti di alcuni libri dello scrittore napoletano. Il primo ad apparire in edicole, librerie e fumetterie è stato il commissario Ricciardi, che trasferendosi dalla pagina scritta all’arte visiva e sequenziale ha mantenuto tutto il suo malinconico appeal. Incoraggiata da questo successo, la Bonelli ci ha riprovato con i Bastardi di Pizzofalcone, serie con cui De Giovanni mantiene l’ambientazione napoletana cambiando tutto il resto: passiamo dagli anni Trenta del Novecento ai giorni nostri, mentre al posto dell’eroe solitario c’è una squadra di sbirri con un fardello collettivo di problemi personali così nutrito che in fondo, vedere i morti ammazzati che parlano per enigmi come capita a Ricciardi, non è il peggior guaio.
Ora arriva in libreria I bastardi di Pizzofalcone. Buio (pag. 144, € 21), secondo capitolo della saga nella versione a fumetti. Il soggetto è ovviamente dello scrittore, mentre la sceneggiatura è di Claudio Falco e Paolo Terracciano, che con Sergio Brancato traducono le storie in nuvole parlanti. I disegni sono di Fabiana Fiengo, 28enne napoletana che ha avuto l’idea di raffigurare i personaggi come animali antropomorfi.
« Non volevamo scimmiottare i volti degli attori della serie tv, che aveva come protagonista Alessandro Gassmann – spiega Michele Masiero, direttore editoriale della Bonelli – e la proposta di Fabiana è piaciuta molto all’autore e a noi, anche per il contrasto fra una rappresentazione cartoonesca e il dramma delle trame». Il primo impatto con i cosiddetti furries ( pelosi), più diffusi nel fumetto angloamericano, è un po’ spiazzante per il lettore italiano, perché nella produzione mainstream l’animale, da noi, si accompagna a un tono umoristico, da Topolino al Rat-Man di Leo Ortolani. E qui al contrario la vicenda è realistica e per nulla consolatoria. « I personaggi però – spiega Fiengo – più che animali antropomorfi sono umani zoomorfi. Nel primo caso gli ambienti, come le case, sono adattati alle dimensioni degli animali. Nel secondo gli ambienti e la città sono umani e tocca agli animali adattarsi. Nelle opere di De Giovanni, Napoli è protagonista e la Napoli dei Bastardi è quella contemporanea, conosciuta. Non c’era spazio per manipolazioni o cambiamenti. Quanto al genere furry, in Italia non è così sconosciuto, penso soprattutto alla trilogia Contronatura di Mirka Andolfo».
E così i poliziotti sono tutti cani: labrador, pittbull, dobermann, akita, terrier, spaniel, bassotti («ma ho abolito le code», precisa Fiengo). Gli altri appartengono a un bestiario variopinto, che contribuisce a delinearne il carattere così come fissato dalla tradizione delle favole. Ad esempio, in una partita a carte fra gente di malaffare e la vittima che perde al gioco, i primi sono un ratto, un corvo e un coccodrillo, il secondo una capra. Ma non si pensi che sia così facile, perché sempre di un giallo si tratta e il disegno non può fare da spoiler: « Abbiamo giocato sulle analogie ma anche sui contrasti », dice infatti Fiengo.
E quindi non si scoprirà tanto facilmente chi fatto rapire il piccolo Edoardo Borrelli in gita scolastica con due suore foche ( monache). E i Bastardi dovranno districare il groviglio di conflitti, antagonismi e rancori nei cuori di questi animali umani, troppo umani.
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