Che Fascia fosse un paese di anziani, nell’Alta Valtrebbia era noto: qui non nascono bimbi da più di 20 anni, non ci sono ragazzini, quasi tutti gli abitanti hanno i capelli bianchi e molti camminano col bastone. Ma che Fascia fosse il Comune più anziano d’Italia, con 66 anni di età media, è stata per tutti una sorpresa. «Effettivamente non abbiamo ricambio generazionale», ammette il sindaco Marco Galizia, che con i suoi 49 anni è considerato poco più che un ragazzino. «Ma nemmeno fabbriche, inquinamento acustico e luminoso. E infatti risultati si vedono: siamo pieni di ultraottantenni. Per fortuna qui il covid non è mai arrivato».
Eccola Fascia, 1118 metri sul livello del mare, 50 chilometri di curve da Genova, i confini con Piemonte ed Emilia Romagna dietro alle montagne, mezzo metro di neve con l’inverno ancora da cominciare. E infatti due anni fa l’ex insegnante del paese, la maestra Erminia, ha deciso di trasferirsi in una casa di riposo a Torriglia, poco distante. «Qui l’inverno è troppo freddo», disse. Davanti alla rigidità dell’Appennino non è l’unica a gettare la spugna: dei 73 residenti sono diversi a ritornare a Genova a dicembre per poi risalire la primavera successiva e godersi per altri nove mesi il parco dell’Antola.
Chi dal paese non se n’è mai andato negli ultimi otto decenni è invece Pietro Isola, ex autista in Regione. «E’ stato partigiano con “Bisagno”, portava i messaggi tra un paese e l’altro della valle», racconta il sindaco Galizia, che ben conosce queste storie ripetute all’infinito. Nella base partigiana di Fascia combatté pure il futuro onorevole e ministro Paolo Emilio Taviani, che rimase così affezionato al paese da diventarne sindaco negli anni ’70.
In una terra dove contadini e parlamentari si sono sempre parlati senza imbarazzo, anche perché ci si conosce tutti per nome, non è difficile individuare i “giovani” della zona. Oltre a due ragazzi che si sono trasferiti di recente a Carpeneto c’è “Nicolò del Comune”, ovvero l’impiegato comunale. “Silvia di Cassingheno”, ovvero Silvia Spallarossa dell’agriturismo che porta il suo nome. «In realtà ho 39 anni e non sono nemmeno così giovane», scherza lei, che a marzo darà alla luce il primo nuovo abitante di Fascia dopo 23 anni.
E c’è infine “Marta del Romano”, ovvero Marta Pagano, figlia dei gestori della locanda La casa del Romano. Dopo gli studi a Genova da pendolare, Marta si è messa a produrre sciroppo, gelatina e marmellate di rosa. «Qui a 1400 metri sul livello del mare fa freddo e si è scomodi, ma si vive in libertà», dice. Il suo fidanzato la pensa come lei, visto che l’ha seguita in cima al monte. «Lui però arriva dalla Valpolcevera – precisa Marta – Ma era inevitabile: da queste parti trovarsi un coetaneo è un filo complicato».
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