Matteo Renzi alza la tensione. Fa rinviare l’incontro di Italia Viva a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Scrive nella newsletter settimanale di essere pronto a ritirare la sua delegazione di ministri dal governo. Soprattutto, posta una foto, quella che lo ritrae insieme al neopresidente degli Stati Uniti Joe Biden. America is back, l’America è tornata, è lo slogan della nuova amministrazione Usa.
Caos nella maggioranza
Verifica di governo, salta l'incontro Conte-Renzi. Il leader di Iv: "Al premier darò un documento, ministre pronte a lasciare le poltrone"
di
Annalisa Cuzzocrea
Ma la voce che gira, nella cerchia ristretta dell’ex premier, è che in America Matteo Renzi voglia proprio andare a lavorare. Che ci sia un ingaggio professionale pronto per lui, che lo indurrebbe a lasciare al suo destino il governo Conte, abbandonando – se davvero è esistita – ogni velleità di entrarci. Facendo sì che le ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti, insieme al sottosegretario Ivan Scalfarotto, escano dall’esecutivo. E garantendo così solo un traballante appoggio esterno, per dimostrare che non si è mai trattato di poltrone. Che è la linea dell’esecutivo a non andare, i suoi equilibri, i suoi tentennamenti.
Se è un bluff o se fa sul serio, è la domanda che stamattina risuonava nelle stanze di palazzo Chigi e nelle call interne ai vari partiti. Pare non saperlo davvero nessuno. Neanche chi in queste ore ha chiamato Renzi per spiegare meglio la posizione del Pd, dopo l’incontro di ieri sera con Giuseppe Conte e l’insondabile nota del segretario dem che ne è seguita. Di certo, è un modo per reagire alla sensazione di essere stato mandato avanti dal resto della coalizione e poi lasciato solo all’ultimo miglio.
Quel che si sa, è che negli ultimi giorni il senatore fiorentino ha avuto degli incontri internazionali a Londra. Che nelle ultime settimane ha fatto anche un viaggio negli Stati Uniti. E che l’idea di dimostrare al mondo che non ha bisogno della politica, per vivere, gli passa per la testa già da un po’. Nella newsletter di oggi, in una postilla finale, fa riferimento all’assoluzione dei vertici di Eni per il caso Algeria: “Non passa settimana senza che la Cassazione non assolva qualcuno che i media hanno già condannato da tempo”, scrive. Accenna alle richieste di risarcimento danni per diffamazione in corso. Parla di un “giustizialismo che inquina la vita civile di un Paese”, con un chiaro riferimento all’inchiesta della procura di Firenze sulla fondazione Open che lo vede indagato insieme a Maria Elena Boschi e Luca Lotti.
I più sono convinti che questo sia l’ultimo modo per alzare la posta della trattativa con il governo. La minaccia del ritiro delle ministre non era mai stata dichiarata così apertamente. Ma i contatti con l’estero sono reali e l’idea che a questo punto il leader di Italia Viva non abbia nulla da perdere, e possa voler arrivare fino in fondo, si fa strada in una maggioranza che non ha saputo ancora trovare il collante giusto per ripartire. E che in queste ore è già di nuovo incerta sulla strada da prendere per le chiusure natalizie legate al Covid-19.
Renzi continuerà a tentare di tenere tutti sulla corda per almeno 24 ore, sarà stasera in tv a Cartabianca, non dirà cosa intende fare davvero fino all’incontro con il premier, che potrebbe essere domani notte o gioverdì. Anche lì, promette di non proferire parola. “Voglio che a parlare sia Teresa, saranno i suoi ministri a dire a Conte quello che non va”, ha raccontato in queste ore. Ma tutto, anche questo, potrebbe cambiare in un istante. Come l’orario di un appuntamento fissato da giorni e fatto slittare all’ultimo minuto.
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