ROMA – Covid, quali Paesi hanno saputo reagire meglio alla pandemia? Secondo gli esperti del World Economic Forum, le caratteristiche che accomunano gli stati che – nel corso dell'anno – hanno dato una risposta più efficace nel contrastare il diffondersi del virus sono almeno tre: economie digitali avanzate, una buona rete di sicurezza sociale e solidi sistemi sanitari. In pratica, i Paesi tecnologicamente più avanzati ma che al tempo stesso hanno conservato un alto livello di attenzione nelle prestazioni alle persone.
Significativo il fatto che una istituzione sempre molto attenta alle tendenze mondiali della società capitalista abbia messo in secondo piano, per quest'anno, l'aspetto strettamente economico privilegiando quello sociale: il Wef ha sospeso per quest'anno il Global Competitiveness Index, proprio perchè il 2020 è stato un anno eccezionale a causa del Covid e avrebbe avuto poco senso stilare una classifica usando i parametri di un anno "normale". E ha scelto di pubblicare un Rapporto sulla competitività globale, dal titolo "How Countries are Performing on the Road to Recovery": come si intuisce dal titolo, vale come esame di quanto accaduto ma, allo stesso tempo, traccia un percorso per il futuro.
Il rapporto si apre sottolineando come le tecnologie siano state fondamentali per dare una migliore risposta ai cittadini. Secondo gli esperti del Wef, i paesi con economie digitali avanzate hanno difeso al meglio le loro economie mentre i loro cittadini lavoravano da casa: ai primi posti troviamo i Paesi Bassi, la Nuova Zelanda, la Svizzera, l'Estonia e gli Stati Uniti. Tra i Paesi con solide reti di sicurezza economica e che hanno saputo sostenere coloro che non potevano lavorare ci sono Danimarca, Finlandia, Norvegia, Austria, Lussemburgo e Svizzera.
Per il sostegno alle imprese, la classifica del Wef premia Paesi con forti sistemi finanziari come la Finlandia, gli Stati Uniti, gli Emirati Arabi Uniti e Singapore: saranno in grado di fornire più facilmente credito alle PMI per prevenire l'insolvenza. Infine, i Paesi che hanno saputo mitigare gli effetti della pandemia grazie a un mix di politiche sanitarie, fiscali e sociali il Wef mette in fila Singapore, Svizzera, Lussemburgo, Austria ed Emirati Arabi Uniti.
La pandemia avrà ripercussioni sul mondo delle aziende. Sia economiche sia nell'organizzazione interna. In questo caso, non solo sulla quota di smart working che rimarrà una volta conclusa la fase di emergenza sanitaria. Nelle economie avanzate, i manager delle imprese – secondo il monitoraggio del World Economic Forum – hanno visto una maggiore concentrazione del mercato, un calo della concorrenza nel settore dei servizi, una minore collaborazione tra le imprese e un minor numero di lavoratori qualificati disponibili sul mercato del lavoro. Al contrario, è stata riscontrata un maggiore propensione dei governi al cambiamento, una migliore collaborazione all'interno delle aziende e una maggiore disponibilità di capitale di rischio. Nei mercati emergenti, invece, il quadro è meno positivo: un aumento dei costi aziendali legati alla criminalità e alla violenza, una riduzione dell'indipendenza giudiziaria, minor concorrenza, nonchè un calo della fiducia nei politici.
Dopo l'esame di quanto avvenuto, gli esperti del Wef hanno preso in considerazione anche il mondo post pandemia. Con una serie di raccomandazioni nate dall'esperienza di quanto avvenuto in questi mesi. Il World Economic Forum mette in cima all'agenda dei governi tre piorità: miglioramento dei servizi pubblici, migliore gestione del debito pubblico e un ulteriore crescita della digitalizzazione. Come obiettivi di lungo termine, si raccomandano interventi che un tempo si sarebbero definiti di "sinistra": una tassazione più progressiva, il miglioramento dei servizi pubblici e la costruzione di infrastrutture più rispettose della tutela dell'ambiente.
Un ultimo aspetto del rapporto del Wef si occupa del mondo del lavoro. In questo caso, il rapporto raccomanda "una transizione graduale dai programmi di licenziamento ad una combinazione di investimenti proattivi in nuove opportunità del mercato del lavoro, un aumento graduale dei programmi di riqualificazione e di aggiornamento delle competenze e reti di sicurezza per aiutare a guidare la ripresa". A più lungo termine, i leader globali "dovrebbero lavorare per aggiornare i programmi di istruzione, riformare le leggi sul lavoro e migliorare l'uso delle nuove tecnologie di gestione dei talenti".
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