In base all'emendamento cosiddetto salva-Mediaset, già approvato dal Parlamento, il consiglio dell'Agcom che si riunisce lunedì 14 dicembre aprirà una procedura per la durata di almeno sei mesi, per verificare se Vivendi in Italia, avendo una partecipazione del 28,8% in Mediaset e una al 24% in Telecom, rispetti le regole del pluralismo dell'informazione. In pratica con il provvedimento dell'Agcom la battaglia in corso con Mediaset verrà congelata per almeno sei mesi, e la società francese non potrà votare con tutto il suo pacchetto azionario alla prossima assemblea del Biscione in programma ad aprile 2021.
Ma l'emendamento del governo Conte e proposto dal ministro dello Sviluppo economico Patuanelli è stato contestato da Vivendi anche in Europa, poiché non conforme alle regole di libera circolazione dei capitali e di conseguenza venerdì scorso la Ue ha inviato una lettera al ministro chiedendo una notifica di questo emendamento che comunque dovrà essere convertito in legge alla scadenza del decreto. Ora bisognerà vedere come risponderà il governo italiano all'iniziativa europea ma è chiaro che tutte queste mosse e contromosse non fanno altro che inasprire una battaglia che ormai si sta combattendo su tutti i fronti. Anche quello giudiziario come dimostra il fatto che sabato 13 è arrivata la chiusura indagini dell'inchiesta della procura di Milano sulla manipolazione dei titoli Mediaset nella quale risultano accusati i vertici di Vivendi, l'ex presidente del consiglio di sorveglianza Vincent Bolloré e l'attuale ceo Arnaud de Puyfontaine. Tra una ventina di giorni si saprà se i pm di Milano chiederanno il rinvio a giudizio e poi se il Gup autorizzerà l'apertura del processo.
La presenza di Vivendi in Italia sui due fronti, Mediaset e Telecom, determina il fatto che le due partite siano comunicanti. Dunque la domanda a questo punto è: il duro scontro in atto sul fronte Mediaset può influenzare i passi avanti che Vivendi, Cdp e governo stanno facendo sulla formazione di una unica rete di telecomunicazioni a banda larga? Probabilmente sì, nel senso che Vivendi potrebbe frenare Tim, dall'alto del suo 24%, nel proseguire le trattative per far confluire dentro FiberCop, la società nella quale è stata scorporata la rete secondaria, anche Open Fiber. Giovedì 17 è in programma un cda di Enel dove la società guidata da Francesco Starace deve decidere se vendere il suo 50% di Open Fiber al fondo australiano Macquarie, sbloccando di fatto il percorso verso la rete unica con FiberCop. Ma tutto appare in forte evoluzione e il peggioramento dei rapporti tra Vivendi e il governo italiano potrebbe mettere a rischio anche le prove di accordo che sono in corso tra i francesi e la Cdp per votare una lista del management con la conferma di Luigi Gubitosi alla prossima assemblea di Tim in aprile.
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