MILANO – Va bene lo smart working e la digitalizzazione delle imprese, ma l'effetto della pandemia e il conseguente choc economico con fila di disoccupati già schierate e – in prospettiva, con la fine dei blocchi ai licenziamenti – in crescita ha rimesso al centro dei pensieri degli italiani la stabilità del proprio posto.
Lo certifica una ricerca di Indeed, portale di ricerca e offerta di lavoro presente in tutto il mondo, che ha messo in fila le impressioni raccolte presso i lavoratori e i loro datori in quattordici Paesi, tra i quali l'Italia. Il lavoro torna un'ancora di salvezza durante i tempi della crisi, dunque: con percentuali molto più alte che nel resto della maggior parte dei Paesi europei, gli italiani – spinti a fare un bilancio sulle priorità dall'inizio della pandemia – dicono che "il proprio lavoro conta più che mai (60%)", laddove in Francia e Germania ci si ferma intorno al 45%.
Alle domanda se ottenere una stabilità lavorativa sia una priorità per l'anno nuovo, risponde in maniera affermativa il 73% degli italiani. Anche in questo caso è una urgenza più sentita rispetto ai vicini come la Francia e la Germania, dove poco meno del 60% degli intevistati si sente di sottoscrivere a pieno titolo questa proposizione per il 2021. Non stupisce, allora, che in Italia il 50% sarebbe disposto a sacrificare gratifiche e benefici accessori se in gioco ci fosse la stabilità della propria occupazione.
"Nel 2020 abbiamo riscoperto il valore del lavoro, come garanzia di dignità e tutela della vita personale, con un ritrovato patto tra dipendenti e datori di lavoro", il commento di Dario D'Odorico di Indeed.com alla ricerca, dalla quale il manager trae "un messaggio positivo e beneaugurante per il prossimo anno" rimarcando "un quadro con un approccio al lavoro più umano, dove l'individuo torna alla ribalta nella sua centralità".
Convinzioni che emergono dalle risposte degli utenti: per il 60% degli italiani, il lavoro è stato una delle leve di maggior aiuto per navigare attraverso questi tempi di crisi. Non sono pochi quelli che hanno ritrovato una nuova verve professionale: 3 italiani su 4 si sentono pronti a fare del proprio meglio, dice la ricerca. Anche dall'alto verso il basso, sembra diffondersi una nuova consapevolezza: il 78% dei datori di lavori ritiene che i propri dipendenti abbiano fatto il massimo per aiutare le proprie aziende in quest’anno difficile e che siano una risorsa più importante che mai (73%).
Detto di queste intenzioni, resta lunghissimo il passo verso le ricadute pratiche. Per oltre un italiano su tre il confine tra vita privata e lavoro è sfumato con la pandemia. Se per il 33% dei lavoratori si gode più tempo in famiglia, resta residuale (22%) la quota di lavoratori che vede un cambio di passo da parte dei propri responsabili nel comprendere quanto siano importanti gli spazi extra-lavorativi che vanno dedicati all'attività di cura in famiglia. Insomma, il miglioramento dell'equilibrio tra professione e vita personale resta ancora di là del guado: la maggiore attenzione che molti riscontrano sul luogo di lavoro (oltre che all'igiene, anche alla salute mentale) deve ancora ritagliarsi uno spazio concreto nella vita dei lavoratori.
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