A Los Angeles il tempo è bello e fa ancora abbastanza caldo: “Bello, ma se devo essere sincera, un po’ di pioggia e nuvole ogni tanto non mi dispiacerebbero…” dice Gabriella Pession. L’Italia le manca, da quando si è trasferita in California con tutta la famiglia, sia per i suoi impegni di lavoro che per quelli del marito, l’attore Richard Flood, attualmente impegnato sul set della nuova stagione di Grey’s Anatomy. Ma non è in un “paese straniero”, anzi, è nella sua seconda patria visto che è nata a Daytona Beach 43 anni fa e ha la cittadinanza di entrambi i paesi. “Sono italiana e americana, ho sempre vissuto con questa doppia natura. Sono a Los Angeles da un anno, è stato un salto difficile, mi ha creato qualche paura. Ma era il posto giusto per capire da che parte va il mercato e che direzione avrei dovuto prendere anche io”.
Si, perché è arrivato, per lei, il momento di allargare i confini, ampliare gli orizzonti, mettersi in gioco in qualcosa di diverso dal mestiere di attrice: “Da un po’ di anni sto cercando di virare in una direzione che mi renda più indipendente dal sistema – dice – ho fatto l’attrice, la faccio, la farò, ma ho sempre sentito il limite di essere costantemente dipendente da altri, scritturata per un ruolo, dipendente dai provini, dalle scelte dei registi, sentire che il tuo destino è sempre nelle mani di altri. Avendo una propensione a essere creativa e a muovermi in prima persona, ho iniziato un percorso diverso. È partito tutto con il teatro, acquisendo i diritti di After Miss Julie di Patrick Marber e portandolo in italia, è stata un’esperienza bellissima e ho deciso di andare avanti su questa strada. Ho approfittato di questi mesi di lockdown negli Stati Uniti, di questa drammatica chiusura mondiale, non solo per cucinare grandi pizze ma per cercare di dare forma a quello che vorrei continuare a fare come produttrice e autrice”.
Sono molti i progetti in cui è coinvolta, a partire da Mamma, non mamma, una serie tv di cui firma, con Anya Camilleri, il soggetto e la sceneggiatura: “Nasce da una mia curiosità e volontà di esplorare il tema della maternità in maniera non ovvia, dissacrante, tagliente, ma anche tenera e a tratti comica”. Girata tra Milano e Pienza, la serie tocca anche il tema della percezione del tempo, e quello del contrasto tra la vita frenetica della città e la lentezza e il silenzio di quella di campagna. Poi c’è Julia: "Sarò la conturbante ed elegantissima criminologa nata dalla mente di Giancarlo Berardi, creatore del fumetto che vanta oltre 200 numeri editi. È un progetto che sognavo di realizzare da anni, ne ho acquistato i diritti insieme a Endemol. Mi piace molto lei, una criminologa disegnata come Aubrey Hepburn, elegante, sexy ma non vistosa, orfana, insegna all’Università e nel tempo libero risolve crimini atroci in una piccola città nel New Jersey. Lei ha le due anime, quella italiana e quella americana, come me, e anche questo mi piace molto. Vorrei realizzarla tutta qui, negli Stati Uniti”.
In America non è solo nata, ha anche lavorato come attrice, nella sitcom Wilfred ma soprattutto nella serie Crossing Lines, con il ruolo di Eva Vittoria. Ed è su quel set che ha conosciuto Ed Bernero, creatore, sceneggiatore e produttore anche di Criminal Minds e oggi suo partner nella scrittura e nella realizzazione di un nuovo progetto intitolato Divina: “Scrivere è esperienza molto curiosa, completamente assurda a dire il vero. Lo sto facendo con Ed al quale ho proposto l’idea di una commedia ispirata a quello che accadeva tra me e mia madre all’inizio della mia carriera di attrice. L'idea gli è piaciuta e ora stiamo scrivendo insieme la storia di una madre e una figlia che dalla piccola provincia Toscana si trovano catapultate a Hollywood, con tutto il 'clash' culturale tra Monticchiello e Venice, una commedia pura”.
Sì, ma perché questo cambiamento, questo nuovo inizio? “Sono arrivata a 40 anni con tanti ruoli molto belli che mi hanno dato molto, ho una carriera felice e fortunata, ma ho visto che ero entrata in una sorta di circolo in cui non c’era solo l’attesa ma anche un ripetersi di proposte sempre simili – continua Pession – ho deciso di dare voce alla volontà di fare quello che piace a me. Quindi ho fatto del mio meglio per imparare il mestiere, l’ho spiato, ho visto come si usano gli obbiettivi, le lenti, le macchine, ho imparato l’edizione, ho studiato tutto quello che avviene nel backstage, mi sono posta l’obbiettivo di costruirmi un know how piu ampio, per capire meglio cosa avrei voluto fare nel futuro. I miei progetti, quindi vengono da una gestazione lunga, un percorso iniziato in realtà parecchio tempo fa. Sono dello scorpione, non amo andare avanti con il pilota automatico. Ho fatto per mia fortuna delle scelte giuste, senza badare all’obbiettivo del successo, come nel caso di Oltre la soglia, volevo interpretarla, è la serie che ho amato di più. Siamo andati in onda su Mediaset, probabilmente non rientrava nella linea editoriale della rete e non è andata come ci si aspettava, ma ancora oggi tantissimi giovani con problemi mentali che mi scrivono e che hanno apprezzato il lavoro. Alle cose ci arrivo con l’istinto, come un cane da tartufo, ma tutto nasce sempre dalla voglia di raccontare degli aspetti di me e della mia personalità”.
Nei prossimi tempi la vedremo comunque anche in Italia, di sicuro nella terza stagione di La porta rossa e poi sul grande schermo nel film Da domani mi alzo tardi, scritto da Anna Pavignano, ispirato alla vita di Massimo Troisi, in cui è protagonista al fianco di John Lynch: “L’Italia mi manca – conclude – lavorare in America ha ovviamente i suoi vantaggi ma Los Angeles non mi piace, è una città dispersiva, fatta di enormi contraddizioni, le ville dei miliardari e chilometri di homeless, di gente che non si può curare ed è abbandonata. Per non parlare di come è stata la situazione politica con Trump nell’ultimo anno. Ma non mi fermerò qui, vedremo dove mi porterà il futuro”.Original Article
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