Che Dio salvi la mascella di Anthony Joshua dai colpi di Kubrat Pulev. Se lo augurano i tifosi inglesi di pugilato, ma se lo augura soprattutto Eddie Hearn, il potente organizzatore che gestisce la carriera del campione del mondo dei pesi massimi nelle versioni Wba, Wbo e Ibf. Motivo di tanta preoccupazione sta nella prospettiva, sempre più concreta, di riunificare il titolo contro il detentore della cintura Wbc, Tyson Fury. Anche lui inglese come Joshua (diversissimo però come personaggio), per un match per il quale -Covid permettendo, ovviamente- non basterebbero due Wembley e che accrescerebbe enormemente il conto in banca di tutti.
Un match che si farà, probabilmente nella prossima primavera inoltrata, a patto che Joshua sabato sera mantenga intatto il suo trono dall'assalto del bulgaro Pulev: lo scenario sarà quello della O2 di Londra, per l'occasione riaperta parzialmente al pubblico (la riunione su Dazn a partire dalle 19, il match clou previsto intorno alle 23,30 italiane). Joshua ha 31 anni, è il campione, amatissimo nel Regno Unito, radici in Nigeria poi trasferite a Watford. Campione olimpico a Londra 2012 (finale vinta non senza polemiche contro il nostro Roberto Cammarelle), una storia poco old style, senza macchie o eccessi (escluso uno scivolone di gioventù, roba di marijuana, ormai dimenticato), un esempio per i ragazzi e le idee chiare per il futuro ("Fuori dal ring voglio essere un giovane uomo che sia in grado di essere un uomo d’affari per costruire un impero alla fine della sua carriera", ha dichiarato nel nuovo format Dazn 'Off the cuff').
Sul ring, da professionista ha vinto 23 volte, di cui 21 prima del limite. Ed allora perché dovrebbe preoccuparsi tanto del quasi quarantenne Pulev? Il motivo si chiama Andy Ruiz, il corpulento messicano che prima di essere battuto nettamente ai punti nella rivincita, era stato capace di mettere AJ al tappeto generando una delle più grandi sorprese della boxe. Non è detto che le scorie di quella incredibile notte al Madison Square Garden siano state eliminate. Da allora solo il match di rivincita, poi ci si è messo il Covid che ha allungato i tempi del match. Joshua è un bel campione, ma si porta dietro due dubbi: la mascella e la capacità di saper soffrire, di portare a casa la pellaccia nel momenti più difficili. Quest'ultima l'ha dimostrata contro Wladimir Klitschko nel mondiale forse più spettacolare degli ultimi anni, ma non contro Ruiz. E poi la mascella qundo viene toccata efficacemente, non dimostra solidità. Per un peso massimo un handicap non da poco.
Pulev dal canto suo è uno che la boxe la conosce: ex campione d'Europa, un guerriero che ha raggiunto il suo massimo proprio contro Klitschko, uscendone però ridimensionato nel suo primo assanto mondiale con una sconfitta al quinto round. "Sarò assolutamente diverso da quando ho perso contro Wladimir, perché ho acquisito molta esperienza da quel combattimento. Joshua-Fury? Bello, ma non ci sarà, perché a vincere sarò io", ammonisce il bulgaro, che in una delle sue ultime uscite ha suscitato più di una polemica per un bacio 'rubato' in diretta alla giornalista che lo intervistava.
''Ha delle ottime basi, è un pugile tecnico, colpisce dritto e pesante. Devo prendere seriamente il match", si rende conto Joshua, che per il match guadagnerà 8,5 milioni di euro (il bulgaro ne prenderà 3). La prospettiva è du gadagnarne molti di più. Sullo sfondo Tyson Fury, con il suo ghigno e la sua straordinaria personalità, lo aspetta.
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