La sclerosi multipla è tra le patologie infiammatorie demielinizzanti e degenerative più rilevanti, con oltre 3.400 diagnosi ogni anno, tra uomini e donne, che raggiungono un totale di oltre 122mila casi sul territorio italiano.
La malattia è invalidante, con un alto impatto socio-sanitario che arriva a toccare e superare i 5 miliardi l'anno all'intero sistema-paese più di 5 miliardi l'anno. Grazie ai passi in avanti della ricerca medico-scientifica sono migliorano i livelli di cura dei pazienti, con un servizio di assistenza garantita anche durante l'emergenza Covid-19. A confermarlo sono esperti italiani che oggi partecipano a un media-tutorial on line dedicato alla patologia.
A sostenere i passi avanti della scienza e la capacità di fornire supporto medico ai pazienti, anche durante la recente seconda ondata della pandemia da coronavirus è il prof. Massimo Filippi, dell'Università Vita-Salute San Raffaele, Direttore delle Unità di Neurologia, Neurofisiologia e Neuroriabilitazione, dell'Ospedale San Raffaele, in cui incide il Centro Sclerosi Multipla: "Grazie alle conoscenze acquisite durante la prima ondata della pandemia da SARS-CoV-2, la gestione sanitaria della seconda ondata appare relativamente più facile anche per i pazienti con sclerosi multipla, fragili per la loro malattia e per gli interventi terapeutici necessari a controllarla. Grazie ad una serie di provvedimenti le possibilità di contagio sono minime. Siamo così riusciti a proseguire con la somministrazione di terapie, l'esecuzione di esami diagnostici e le visite di controllo".
"Ora è fondamentale garantire un accesso altrettanto efficace ai servizi di riabilitazione. La sclerosi multipla – ha ricordato il prof. Filippi – è una patologia che può determinare una significativa riduzione dell'autonomia in un'alta percentuale di pazienti. Uno dei nostri obiettivi deve pertanto essere quello di favorire interventi da parte di personale sanitario qualificato anche sulle fasi più avanzate di malattia per rispondere adeguatamente alle giuste richieste di pazienti e caregiver"".
Un aiuto concreto può giungere anche dall'introduzione di nuove forme di tecniche mediche, come la telemedicina. A sostenerlo è il prof. Gioacchino Tedeschi, Presidente Nazionale della SIN/Società Italiana di Neurologia: "Anche in neurologia si parla molto in questo momento delle possibilità offerte dalla telemedicina. Per quanto riguarda la gestione dei nostri malati può rappresentare una preziosa risorsa ed è già utilizzata in molti centri per la diagnosi e cura della sclerosi multipla. Ovviamente questa risorsa non può sostituire il ruolo del neurologo esperto in sclerosi multipla, e questo vale innanzitutto per la prima valutazione del paziente e delle sue complesse problematiche e aspettative. Al contrario può essere una valida integrazione nella gestione del paziente nel follow-up ed è facile prevedere che troverà una applicazione più specifica nel prossimo futuro. Tuttavia, al momento il suo impiego è ancora in una fase "artigianale" poiché manca una normativa amministrativa che riguardi tanto la prescrivibilità/rimborsabilità, quanto i limiti medico-legali".
Allo stato attuale, la sclerosi multipla ancora presenta molte ombre per la scienza, impegnata con gran forza nella ricerca mirata alla comprensione di alcune delle sue fasi evolutive. "La sclerosi multipla colpisce il sistema nervoso centrale e si caratterizza per la presenza di "demielinizzazione e danno neuronale e assonale". Le cause di questo processo patologico – ha specificato il prof. Tedeschi – non sono ancora del tutto note anche se sono state individuate alcune delle sue fasi cruciali. Nell'ultimo decennio abbiamo assistito a progressi notevoli in campo terapeutico e abbiamo a disposizione nuovi farmaci che intervengono su diversi aspetti della malattia. […] Rimane comunque una patologia molto complessa e imprevedibile. Le terapie innovative che utilizziamo sono nella maggioranza dei casi molto complesse, garantiscono risultati notevoli ma al tempo stesso richiedono una gestione a 360 gradi dei malati. Tutto questo è possibile solo se i pazienti vengono curati e assistiti solo in strutture sanitarie adeguate con personale altamente specializzato.
"L'istituzione dei centri specializzati, avvenuta circa venti anni orsono ha permesso un notevole sviluppo degli oltre 200 centri clinici di riferimento adibiti al trattamento della malattia presenti e attivi su tutto il nostro territorio nazionale. Nonostante si segnalino ancora casi di migrazione sanitaria da una regione all'altra e disparità di qualità nei servizi erogati – ha concluso il prof. Tedeschi -, nel complesso la rete assistenziale italiana è tra le migliori a livello continentale e possiamo vantare alcuni centri di livello internazionale anche nel campo della ricerca".
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