Un assegno da 15 dollari, presentato allo sportello sbagliato e non più cambiato. La bolletta del gas pagata giù al collega, risparmiandogli la coda, come favore, già che c'è. Altri bancari e assicuratori, che arrivano dalle filiali di piazza Affari e piazza Cordusio, per operazioni contabili da City. Un prelievo di contanti dal conto corrente. La stesura dei protesti. I tasti delle calcolatrici e la rotella dei telefoni. Il numeratore per stampigliare le cifre sulle lettere. Le borse e le ventiquattr'ore poggiate a terra, sotto al tavolone. Le auto che tornano a trovare posto davanti al marciapiede: dalle 14 alle 16 non si poteva, piazza Fontana è "zona verde".
Sono i luoghi, i gesti, i suoni, gli oggetti, i rituali di un venerdì qualunque in banca. Cose che non ti restano in mente, che non ti ricorderai già tornando a casa o svegliandoti l'indomani. A meno che non ci sia un motivo peculiare, un dettaglio fuori posto, per farlo. Di particolare, in piazza Fontana, in quel salone centrale con gli uffici in alto " quasi come tre logge di un teatro", nel primo pomeriggio non succede granché.
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Tranne l'apparizione, in quel quartierino esclusivamente maschile, di Gunhild Svenning, classe 1947, norvegese di Sauda. Segni particolari: fotomodella. Il suo incedere fulmina l'attenzione del 64enne Natale Magenes, che dal marciapiede di piazza Fontana volta lo sguardo sui pantaloni di pelle beige e il foulard sulla chioma bionda, sul suo allontanarsi di corsa dalla banca. L'avvocato Ezio Caria, che a 31 anni ha finalmente deciso di aprire il conto in banca proprio il 12 dicembre, dallo sportello 16 alza lo sguardo su quel metro e 70 in mantella alla messicana, e sulla sua valigetta di pelle nera. Non è altro che il book fotografico di Svenning, l'album con i suoi primi piani. Talmente grosso che ha una chiusura a cerniera e la maniglia.
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di SIMONE MOSCA
La ragazza ha appena incassato un assegno da 35 mila lire per un servizio fotografico all'Agenzia 21 di via Cappuccio, alle spalle di Sant'Ambrogio, e va di fretta. È stata all'agenzia viaggi di piazza Duomo a prenotare un volo per New York per mercoledì, poi alla Rinascente per un goccio di shopping. L'ultima tappa del suo girovagare è lì, alla Banca Nazionale dell'Agricoltura. Dove, per suo conto, Gunhild distrattamente nota un ragazzo con la barba vestito alla beatnik, con un maglione a V. Un "capellone", come lo etichetterebbe uno come il Carlo Arioli: li chiamano così, quei tizi, nella sua cascina di Corbetta. Ne ha visti due anche lui, prima di entrare, sul marciapiede. Con un pacco avvolto nella carta di giornale. Sono rimasti fuori. Le 16.36.
Capannelli, trattative al tavolone, operazioni in cassa. Movimenti minuscoli, che salveranno o condanneranno vite umane entro pochi secondi. L'ultimo giro della pallina nella roulette. Arioli, dopo gli assegni e il versamento, è in piedi col suo amico Angelo Scaglia, a chiacchierare delle rispettive attività. Un terzetto si avvia verso l'uscita: il geometra Agnelli ha compilato un assegno da 35 mila lire al signor Mascheroni, fornitore di medicinali per vacche, e ne ha ricevuto uno da 17 mila dal coltivatore diretto Dino Meroni, che si china a raccogliere la penna caduta e nota una brutta faccia, che si allontana troppo in fretta. Ora insieme sono quasi alla porta a vetri.
All'interno della banca, vicino alla colonna di sinistra, c'è un ulteriore giro di contrattazioni sul prezzo del bestiame, una partita a quattro tra allevatori lombardi e piemontesi: Pietro Dendena è arrivato da Lodi, Giovanni Arnoldi da Magherno, Gianmaria Mor Stabilini da Trenzano, Giulio China da Novara. Al gruppetto si avvicina Stefano Pizzocaro, un agricoltore di Garlasco. Prende Mor Stabilini per un braccio e se lo porta via, un paio di metri più in là, per chiedergli riservatamente un consiglio. China si volta a conversare col commerciante di foraggi Luigi Barbieri. Giacomo Messa, mediatore di Agnadello che ha assistito alla contrattazione, fa per mettere una mano sul tavolone. Ha notato con la coda dell'occhio i fratelli Pizzamiglio, che conosce di vista: sono allo sportello a pagare la cambiale protestata, i dipendenti Luigi Caldara e Pasquale Foti stanno spiegando loro il da farsi.
Dall'altro lato del tavolo Francesco Grioni finisce di compilare il suo foglio e cede la sedia a Girolamo Papetti, che sta tenendo banco coi figli Giocondo e Mario: uno firma un assegno all'ingegner Cattaneo, titolare di una fabbrica di essiccatoi a Pavia; l'altro è appoggiato a un pilastro in attesa di incontrare un funzionario. Ma più che dalle chiacchiere del signor Redaelli, Mario Papetti è attratto dalla borsa scura incustodita sotto il tavolo, e dall'uomo che corre verso l'uscita sul retro. L'anziano Antonio Taveggia è entrato da due minuti, insieme ad Attilio Valè, che ha un carnet di assegni in mano: sta per staccargliene uno da 200 mila lire. A metà salone i fratelli Mocchi, Raffaele e Vittorio, trattano sementi per la loro cascina Rivarbella col commerciante Giuseppe Cantoni. Troppo affollato il tavolone per sedersi, troppe borse appoggiate lì sotto: Raffaele ne vede spostare una marrone chiara con il piede, con fastidio. Felice Bellaviti interrompe la sua chiacchiera col fratello Antonio e altri amici contadini per accendersi una sigaretta. Nelle narici gli rimane il classico odore di clorato di potassio e solfuro di antimonio. Di bruciaticcio.
In quel momento esplode la bomba. La pallina nella roulette si è fermata sul 16 e sul 37. L'ora e il minuto della morte.Original Article
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