Nei procedimenti giudiziari successivi al caso dell'omicidio di Yara Gambirasio "non è emersa alcuna prova di un piano orchestrato allo scopo di depistare eventuali nuove indagini difensive, lasciando intenzionalmente deperire il Dna di Ignoto 1". Per questo motivo la Procura della Repubblica di Venezia ha chiesto l'archiviazione del fascicolo aperto dal procuratore aggiunto Adelchi D'Ippolito in seguito alla denuncia presentata da Massimo Bossetti, il muratore di Mapello condannato in via definitiva all'ergastolo per l'omicidio.
Sul registro degli indagati, per il reato di frode in processo e depistaggio, sono finiti di recente il presidente della Prima sezione penale del tribunale di Bergamo, Giovanni Petillo, e la funzionaria responsabile dell'Ufficio corpi di reato, Laura Epis. Il fascicolo era stato aperto dal procuratore aggiunto Adelchi D'Ippolito, in quanto Venezia è competente per le inchieste che coinvolgono i magistrati bergamaschi. E ora è lo stesso magistrato a chiedere al giudice di archiviare le accuse, perché né le verifiche svolte né i testimoni sentiti, hanno fatto emergere la prova che da parte degli indagati ci sia mai stata la volontà di distruggere o danneggiare quei 54 campioni di Dna trovati sulla 13enne, e che hanno costituito la prova regina che ha permesso agli investigatori di risolvere il caso arrivando, dopo anni di indagini, ad attribuire quel profilo genetico a Bossetti. Gli avvocati possono opporsi: deciderà il giudice. Negli ultimi due anni c'è stato un rimpallo tra Cassazione e Appello che non ha mai portato a una posizione chiara rispetto alla possibilità o meno di effettuare nuovi test. Lo scorso 7 aprile la Suprema Corte ha rimandato ancora una volta la questione nelle mani di Bergamo, ritenendo ammissibili i due ricorsi con i quali gli avvocati di Bossetti chiedono di prendere visione delle prove e di conoscerne lo stato di conservazione.
IL CASO YARA GAMBIRASIO – IL DOSSIER
"Acquisiremo gli atti del fascicolo, li studieremo e faremo opposizione all'archiviazione perché per noi il depistaggio è evidente". Lo afferma all'Adnkronos l'avvocato Claudio Salvagni che difende, insieme al collega Paolo Camporini, Massimo Bossetti condannato all'ergastolo per l'omicidio di Yara Gambirasio.
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