Lo starter Dario Nardella ha alzato la bandiera a scacchi: è ufficialmente partita ieri la corsa a creare anche in Toscana una multiutility dei servizi pubblici ambientali, idrici e energetici. La Toscana rincorre, come ha sottolineato Nardella, inseguendo chi si è mosso molto prima come gli enti locali in Emila Romagna con Hera e in Piemonte con Iren. Ma intanto si parte, finalmente. C’è una squadra di vogatori, i sindaci di Firenze, Prato ed Empoli, Nardella, Matteo Biffoni e Brenda Barnini, un patron onorario, il presidente della Regione Giani, e soprattutto un timoniere, Alberto Irace, ex ad di Publiacqua ed Acea, che guiderà il progetto da prossimo amministratore delegato di Alia e che dovrà condurlo a compimento entro il 2021, con quotazione in Borsa del 49% di una holding di controllo degli asset di cui la parte pubblica avrà maggioranza assoluta. E ci sono, infine, gli obiettivi finali: sostenibilità ambientale, sociale e contenimento delle tariffe ad uso e beneficio dei consumatori.
Rispetto a quanto anticipato in ottobre da Repubblica, questo degli obiettivi di interesse collettivo è il capitolo inedito. È contenuto nel progetto presentato ieri da sindaci, governatore e manager. Dato 100 come riferimento di partenza oggi, nella simulazione la forbice delle tariffe è destinata ad allargarsi a seconda se si farà o non si farà la grande aggregazione dei servizi in una società quotata: nel primo caso, ovvero la nascita delle multiutility, la “quota 100” delle tariffe aggregate di rifiuti, acqua, eccetera è destinata a scendere a 98 nel 2022, a 97 nel 2023, a 95 nel 2024, per poi risalire ma senza superare quota 97. Al contrario, senza multiutility, la progressione verso l’aumento di spesa per i consumatori sarebbe costante e progressiva fino a 106 nel 2026. Insomma sette punti percentuali di differenza dei costi sui cittadini. Benefici anche più evidenti la multiutility dovrebbe portare sugli investimenti che nel 2026 sarebbero più che doppi rispetto a quelli di cui sarebbe capace il complesso delle singole società. Al centro del progetto multiutility toscana – si legge nel progetto – «la valorizzazione dei territori, la trasparenza della governance, il contrasto al cambiamento climatico attraverso un aumento della quota di energia prodotta da rinnovabili, risparmi energetici e riduzione delle emissioni».
Intanto, però, c’è da costruire il nuovo soggetto societario. Nascerà entro la fine di aprile dall’aggregazione di Publiacqua con Alia che dovrà essere votata dai consigli comunali che partecipano le due aziende o dai soggetti societari che li rappresentano. In questo caso, gioco facile, visto che i principali azionisti delle due aziende sono della partita fin dal primo momento: di Alia, 100% pubblica, il Comune di Firenze ha la maggioranza assoluta, quasi il 59%, e decide da solo; Palazzo Vecchio (22%) e Prato, direttamente e tramite Consiag (25%), sono invece soci forti in Publiacqua. Ma a cascata nel nocciolo duro degli aggregatori i promotori Nardella, Biffoni e Barnini contano di portare subito altri soggetti di una galassia che annovera Nuove Acque e Acque spa, Estra e Toscana Energia, soggetti grandi e piccoli. Già l’aggregazione tra Publiacqua e Alia dovrebbe essere sufficiente a passare ai due successivi step. Il primo è la quotazione in Borsa della newco o della vecchia società scelta come veicolo (probabilmente Alia). Dal mercato finanziario si conta di ricavare circa 500 milioni, ovvero la metà del valore della società, e con parte di queste risorse, tra i 160 e 210 milioni, liquidare dalla compagine societaria Acea, che attualmente controlla indirettamente il 40% di Publiacqua. Il tutto da compiere entro la fine del prossimo anno. Perché il primo gennaio 2022 dovrà vedere la luce, con oltre un decennio di ritardo, la multiutility toscana controllata dai Comuni e quotata in Borsa. Questo, almeno, è nei piani.
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