MILANO – La risalita dei rendimenti dei titoli di Stato, legata alle svolte da "falco" delle Banche centrali per contrastare l'inflazione, rende sempre più visibile la dinamica di rialzo dei tassi quando si tratta di andare a finanziare l'acquisto di una casa. Secondo gli ultimi dati di Bankitalia, a febbraio i tassi di interesse sui prestiti erogati nel mese alle famiglie per l'acquisto di abitazioni, comprensivi delle spese accessorie, sono saliti all'1,85 per cento. A gennaio erano all'1,78 per cento.
E senza dubbio nelle ultime settimane la situazione è andato ancora più modificandosi. Basta considerare che l'Irs a 20 anni, il riferimento per i mutui a tasso fisso, nel mese di febbraio era ancora sotto l'1%, mentre nelle ultime giornate si è attestato sopra l'1,4%.
Nei dati di Bankitalia, i tassi sulle nuove erogazioni di credito al consumo si sono attestati all'8,06 per cento (8,08 nel mese precedente). I tassi di interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie sono stati pari all'1,09 per cento (1,12 in gennaio), quelli per importi fino a 1 milione di euro sono stati pari all'1,77 per cento, mentre i tassi sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia si sono collocati allo 0,75 per cento. I tassi passivi sul complesso dei depositi in essere sono stati pari allo 0,31 per cento (come nel mese precedente).
A livello di mercato, oltre ai dati sui tassi emerge lo spaccato del Cerved sull'andamento delle richieste di credito da parte delle famiglie. Si registra un nuovo calo (-25,8%) a seguito della costante ritirata delle surroghe: sono ormai pochi i contratti di mutuo per i quali i contraenti hanno l'interesse di muoversi in caccia di condizioni più vantaggiose. Le surroghe spiegano il 14% del totale delle richieste. Di contro, spiega sempre il Cerved, si registra un +26,6% dei finanziamenti finalizzati all’acquisto di beni e servizi e dello speculare +20,7% fatto segnare dai prestiti personali.
"Anche in questi primi mesi dell’anno il comparto dei mutui risulta frenato dalla debolezza delle surroghe, che vedono la costante riduzione della platea di contratti per i quali risulta ancora conveniente la rinegoziazione – spiega in una nota Simone Capecchi, executive directro di Crif – Tuttavia, se guardiamo i nuovi mutui, i volumi di richiesta mostrano una sostanziale tenuta grazie in particolare alla vivacità degli under 35, che mostrano un’incidenza stabilmente superiore al 30% del totale ed esercitano un ruolo di traino sull’intero comparto. Al contempo, la situazione congiunturale particolarmente instabile a causa del pericolo inflazione e del conflitto in Ucraina ancora non si riflette in modo evidente sulla domanda di prestiti, che complessivamente resta superiore non solo al 2021 ma anche al corrispondente trimestre 2019, prima dello scoppio della pandemia. In questo contesto da segnalare un altro fenomeno positivo, accelerato dalla diffusione della pandemia negli ultimi due anni, rappresentato dal flusso di richieste indirizzato verso le piattaforme di operatori digitali, che nel I trimestre del 2022 è cresciuto del +178% rispetto allo stesso periodo del 2021, con una accentuazione marcata tra i consumatori della Generazione Z, che fanno segnare una crescita addirittura del +350%. A seguire i Baby Boomers, con un +183%, e i Millennnials, con un +165%, a riprova del fatto che la domanda digitale è ormai un fenomeno transgenerazionale".
Per i mutui, oltre l'80% delle richieste prevede una durata sopra i 15 anni. L’importo medio richiesto, calcola ancora il Cerved, nel mese di marzo si è attestato a 143.423 euro, in crescita del +4,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Tornando a Bankitalia, per quel che riguarda gli aggregati di depositi e impieghi delle banche si registra che in febbraio i prestiti al settore privato, corretti sulla base della metodologia armonizzata concordata nell'ambito del Sistema Europeo delle Banche Centrali (SEBC), sono cresciuti del 2,1 per cento sui dodici mesi (1,8 nel mese precedente). I prestiti alle famiglie sono aumentati del 3,8 per cento sui dodici mesi (3,7 nel mese precedente) e quelli alle società non finanziarie dell'1,2 (contro lo 0,9 per cento nel mese precedente). I depositi del settore privato sono cresciuti del 4,2 per cento sui dodici mesi (contro il 4,7 in gennaio); la raccolta obbligazionaria è diminuita del 6,9 per cento sullo stesso periodo dell'anno precedente (-6,7 in gennaio).
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