MILANO – Ore 10:40. Domina ancora una grande incertezza intorno al destino della presidenza di Parigi: così i listini europei si presentano alla ripartenza all'indomani del voto francese che vede Emmanuel Macron e Marine Le Pen prepararsi alla sfida del 24 aprile. Macron ha messo qualche punto di distanza dalla rivale, facendo inizialmente tirare un sospiro di sollievo all'euro e dando una leggera distensione allo spread tra i titoli francesi e i bund tedeschi. Ma "il risultato è molto ravvicinato e significa che nelle prossime due settimane la battaglia sarà molto serrata e l'esito incerto", ha detto Alberto Tocchio, gestore di Kairos Partners, a Bloomberg. "E' ancora prematuro per giudicare la situazione in modo completo, ma mi sembra chiaro che una vittoria di Le Pen alimenterebbe un rischio di frammentazione dell'area euro che ora i mercati dovrebbero prezzare sopra lo zero".
La divisa unica riaggancia quota 1,09 col dollaro dopo il trend a ribasso della scorsa settimana, in una settimana in cui si guarda con attenzione ai dati sull'inflazione Usa e al direttivo della Bce. Tra le Piazze azionarie, Parigi tiene poco sopra la parità mentre scendono Francoforte (-1%) e Londra (-0,5%). In linea Milano che scivola dello 0,44%. Dietrofront di Atlantia (-3%) tra i rumors secondo cui la famiglia Benetton, insieme a Blackstone, potrebbe lanciare un'offerta per aumentare la presa sulla holding e la possibilità che la cordata di fondi Gip-Brookfield non punti al braccio di ferro con gli attuali azionisti di riferimento.
I rendimenti dei titoli di Stato in risalita per le svolte anti-inflazione
Per altro, gli investitori si trovano già in una fase di profonda incertezza dettata non solo dalla guerra in Ucraina, ma anche dalle attese per gli interventi delle Banche centrali in risposta all'inflazione galoppante. Attese che stanno spingendo in alto i rendimenti dei titoli di Stato, con un movimento diffuso dagli Usa all'Europa: oltre alla stretta Fed già annunciata, ci si aspettano novità dalla Bce di giovedì e per il mercato rischiano di arrivare in direzione "da falco". Per il rendimento dei Treasury siamo arrivati al 2,78% per la prima volta dal gennaio 2019. I Btp italiani a dieci anni toccano il 2,43% ai massimi dal marzo del 2020 – con lo spread in leggera salita a 166 punti – ma anche i Bund tedeschi salgono ai massimi dal febbraio del 2018 allo 0,75%. Anche i rendimenti obbligazionari francesi, inizialmente in discesa per il vantaggio elettorale di Macron, sono poi risaliti al top dal 2015.
Sul fronte russo, intanto, si registra l'uscita dal Paese di SocGen, una delle banche maggiormente esposte verso l'economia moscovita: "cesserà le sue attività" in Russia e venderà la sua intera partecipazione in Rosbank, un peso massimo bancario russo, così come le sue filiali assicurative nel paese. Le attività andranno a Interros Capital, un fondo di investimento fondato da Vladimir Potanin, oligarca vicino al presidente Putin e colpito dalle sanzioni Ue. Questa transazione dovrebbe portare a un impatto negativo sui suoi conti di 3,1 miliardi di euro.
Il Covid in Cina frena Borse e petrolio
Tra le materie prime, il prezzo del petrolio è in caduta con l'aggravarsi della situazione del Covid in Cina dove il lockdown stretto imposto in alcuni grandi città, fra cui Shanghai, sta facendosi sentire sull'economia locale. Il Wti del Texas arretra del 2% a 96,2 dollari al barile mentre il Brent perde l'1,6% a 101,1.
Proprio le Borse cinese chiudono la seduta ai minimi intraday con pesanti perdite tra i timori sull'ondata di Covid-19: l'indice Composite di Shanghai che il 2,61%, a 3.167,13 punti, mentre quello di Shenzhen perde il 3,33%, scivolando a 2.011,45. Anche Tokyo soffre: ad essere penalizzati soprattutto i titoli tecnologici che hanno risentito della debolezza del Nasdaq venerdì. Così al termine degli scambi l'indice Nikkei perde lo 0,61% a 26.821 punti e il più ampio Topix cede lo 0,38% a 1.889,64 punti. Male anche Hong Kong che lascia sul parterre il 3%.
Tra i dati macro di giornata si segnala che il Pil in Gran Bretagna è aumentato dello 0,1% a febbraio rispetto al mese precedente, in misura inferiore alle attese che indicavano un aumento dello 0,3%. Secondo i dati dell'Office for National Statistic, a gennaio era cresciuto dello 0,8%. Su base annua, mostra un rialzo del 9,5% mentre nel primo trimestre la crescita è stata dell'1%. La produzione industriale è scesa dello 0,6% a febbraio, riflettendo i cali della produzione di auto e di altri comparti a causa della carenza di componenti. Su base annua è invece salita dell'1,6%.
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