La prima cosa bella di lunedì 11 aprile 2022 è ricordarsi che quando si resta chiusi in un carcere, su un’isola, dimenticati dal continente, non c’è più differenza: si è tutti prigionieri. Lo dimostra un film, bello e inusuale:Ariaferma, con Silvio Orlando e Toni Servillo.
Una prigione in Sardegna sta per chiudere, viene praticamente svuotata, se ne va anche la direttrice. Per un disguido burocratico restano una dozzina di prigionieri e mezza di guardie. Diventa una specie di Fortezza Bastiani che verrà lasciata sempre “domani”. Servillo, guardia, si ostina a vestire la divisa, anche se infrange qualche regola. Orlando, carcerato, gli fa notare che le differenze sono cadute: ora sono tutti prigionieri. Il destino si è fermato. Erano uguali all’inizio, venivano dallo stesso quartiere, hanno fatto scelte diverse, ma il tempo delle conseguenze non c’è più. Succede spesso. E non ce ne accorgiamo.
Quelli che continuano a recitare ruoli lo fanno per tornaconto, per ferocia o perché non sanno fare altro. È la vita che ci rende diversi, è quel che facciamo quando possiamo, in tempo di pace, di scelte possibili. Dopo, le differenze si annullano. Il mio eroe rimarrà sempre quel soggetto che nell’esperimento di Stanford, in cui persone scelte a caso dovevano fare la parte di guardie o prigionieri, rifiutò di immedesimarsi. Rimanendo il solo uomo libero.
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