MILANO – A febbraio, quando la guerra in Ucraina ha impattato solo in parte sulla situazione italiana (l'invasione è iniziata il 24 febbraio), le vendite al dettaglio sono salite dello 0,7% rispetto al mese precedente (in valore, dello 0,4% in volume). Ma con l'inflazione che già era partita in netto rialzo (+5,7% in quel mese), le famiglie si erano mosse per cercare di parare il colpo: prova ne è il balzo (+7,7%) delle vendite dei discount, territorio di caccia per prodotti a basso costo, così come dell'online. Una preoccupazione, quella delle tenute dei bilanci, che emerge anche dalle parole che oggi il direttore generale di Bankitalia, Luigi Signorini, ha pronunciato al Congresso dell'Acri quando ha spiegato che "i rincari del gas e i rischi relativi alla sua disponibilità colpiscono le imprese la cui produzione dipende in misura maggiore dal consumo di energia. Ma anche le famiglie sono esposte all'aumento dei prezzi dei beni energetici e alimentari". In particolare, "difficoltà immediate possono manifestarsi per le fasce di reddito più basse, la cui propensione al consumo è più elevata, e le disponibilità liquide più contenute".
Nei conti del governo spunta lo spettro della recessione
di
Valentina Conte
I dati Istat sulle vendite al dettaglio
"A febbraio – osserva l'Istat – il valore delle vendite al dettaglio registra, nel complesso, una crescita sia in termini congiunturali sia in termini tendenziali. L'incremento, tuttavia, è più contenuto se si considera la misura in volume". Come accennato, si stima una crescita congiunturale del commercio dello 0,7% in valore e dello 0,4% in volume. Sono in diminuzione le vendite dei beni alimentari (-0,6% in valore e -1,5% in volume) mentre aumentano quelle dei beni non alimentari (+1,7% in valore e +1,6% in volume). Rispetto a febbraio 2021, le vendite al dettaglio aumentano del 4,3% in valore e dell'1,9% in volume. Le vendite dei beni non alimentari sono in aumento (+5,6% in valore e +5,0% in volume) mentre quelle dei beni alimentari registrano un aumento in valore (+3,1%) e una flessione in volume (-1,9%).
Secondo la Confcommercio è un quadro di forte debolezza: "La più penalizzata – osserva l'associazione – è la componente alimentare, su cui cominciano a pesare anche gli effetti degli aumenti dei prezzi indotti dai rincari registrati alle fasi antecedenti il consumo. In questa situazione le piccole imprese, su cui gravano anche gli ingenti aumenti dei costi di gestione indotti dai rincari dell'energia, sono quelle che mostrano una situazione di maggiore difficoltà". Per Carlo Alberto Buttarelli, Direttore Ufficio Studi e Relazioni con la Filiera di Federdistribuzione, "le aspettative di una ripresa nel breve termine restano basse, anche la Pasqua, con l'attesa dei consumi legati all'avvio della bella stagione, si presenta sottotono e nell'alimentare la cautela negli acquisti potrebbe impattare sulle vendite di prodotti stagionali e da ricorrenza. Secondo una rilevazione che abbiamo commissionato a Ipsos, l'incertezza e la preoccupazione per la tenuta del bilancio famigliare interessa il 75% degli italiani, e l'88% è pronto ad azioni di contenimento delle spese, incluso il taglio dei consumi nel 39% dei casi".
Bankitalia vede il Pil in calo di oltre lo 0,5% nel primo trimestre
Oltre a evidenziare le difficoltà dovute al caro-energia, Signorini ha anticipato la previsione di via Nazionale per l'economia italiana, proprio a pochi giorni dalla approvazione del Def da parte del governo. "Nel primo trimestre del 2022 si può valutare, sulla base degli indicatori disponibili, che il Pil" dell'Italia "si sia ridotto di poco più di mezzo punto percentuale sul periodo precedente". Il dg ha ricordato come "anche in Italia il prodotto stava già decelerando nell'ultimo trimestre dell'anno scorso; l'avevano frenato il ristagno dei consumi delle famiglie e il contributo negativo della domanda estera netta".
Guardando al mondo bancario, per Signorini l'impatto del conflitto sulle banche italiane "sebbene non insignificante, appare certamente gestibile" ma "Il contesto globale suggerisce molta prudenza". Non è il momento di un congelamento generalizzato della distribuzione di denaro ai soci, come con il Covid, ma l'invito è di tenere alta la guardia sulla "corretta classificazione contabile e prudenziale, le politiche di accantonamento e quelle di distribuzione".
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