È l’Onu a lanciare l’allarme. Le acque sotterranee sono alle volte trascurate, sottovalutate, mal gestite dai governi e sovra-sfruttate. Si può leggere nero su bianco sul Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2022. Soprattutto l’agricoltura fa ampio uso e abuso di questa risorsa essenziale. Così anche le città. Eppure, senza queste acque sarebbe difficile poter soddisfare la domanda globale di prodotti agricoli, mangimi e biocombustibili che da qui al 2050 dovrebbe crescere del 50% rispetto ai livelli del 2012. E poi in numerose città la dipendenza delle acque sotterranee è in costante crescita: si stima che oggi quasi il 50% della popolazione urbana mondiale soddisfi il proprio fabbisogno idrico grazie ad esse.
Mentre la domanda cresce, la quantità di questa risorsa invece diminuisce. Secondo le stime, all’inizio di questo secolo la riduzione delle riserve di acque sotterranee oscillava tra i 100 e i 200 chilometri cubi all’anno (una percentuale compresa tra il 15% e il 25% circa del totale dei prelievi di acque sotterranee). Poi c’è il problema dell’inquinamento, anche questo derivante soprattutto dall’agricoltura, che riduce la possibilità che vengano utilizzate come acqua potabile. Colpa dei notevoli quantitativi di nitrati, pesticidi e altri fitofarmaci. E si tratta di un processo a oggi irreversibile: una volta inquinati, gli acquiferi tendono a rimanere in tale condizione.
Ma cosa sono le acque sotterranee? Queste rappresentano circa il 99% delle acque dolci allo stato liquido della Terra e sono distribuite sull’intero pianeta, seppure irregolarmente, possono garantire alle società enormi vantaggi sociali, economici e ambientali, anche in relazione all’adattamento ai cambiamenti climatici. Metà del volume delle acque che arrivano ai nostri rubinetti per uso domestico sono acque sotterranee, mentre sono il 25% di quelle destinati all’irrigazione, che alimentano il 38% delle terre irrigate a livello mondiale. Dunque, lo stato di salute di questo oro blu non si può ignorare. Tanto più che oggi sono numerosi i poveri che vivono in insediamenti periurbani, spesso informali e privi di uno status legale, nonché sprovvisti di infrastrutture e servizi idrici pubblici.
Poiché le acque sotterranee vengono spesso considerate come una risorsa privata (ovvero strettamente legata alla proprietà del relativo terreno e in alcune giurisdizioni come vera e propria proprietà privata), la regolamentazione e la governance o gestione è difficile. “È essenziale – si legge sul rapporto – che i governi assumano appieno il proprio ruolo di custodi delle risorse, essendo le acque sotterranee un bene comune”. Oltre alle leggi e le norme nazionali che già ci sono e regolamentano l’accesso alle acque sotterranee e le attività umane che possono avere un impatto sulla loro qualità, serve fare di più. L’inquinamento richiede misure di prevenzione, ad esempio la regolamentazione degli usi dei terreni o l’imposizione di migliori pratiche agricole e ambientali più stringenti.
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