Un guasto alla caldaia è sempre una gran seccatura. Figuriamoci durante l'inverno e in piena emergenza sanitaria. Se poi a rimanere al freddo e senza acqua calda è una famiglia di sette persone (madre, padre e cinque figli), di cui la maggior parte positivi al Covid, la situazione si complica. Arrivando a sfiorare il dramma. E anche il paradosso: "Nessuna ditta e nessun tecnico specializzato col quale siamo entrati in contatto vuole aiutarci ed entrare in casa di positivi, seppur con le dovute cautele", racconta la signora Angela, di 52 anni, residente al Nuovo Salario. Che da sabato scorso è alla disperata ricerca di qualcuno che possa riparare la caldaia. "Ho contattato Roma capitale e poi ancora la Protezione civile capitolina, ma niente da fare. Mi hanno liquidato con un "mi dipiace, in questi casi non possiamo intervenire". Così, per lavarci scaldiamo l'acqua. E chissà ancora per quanto ci tocca farlo. È assurdo". Come se non bastasse l'odissea del contagio.
Prima il marito (dimesso il 30 scorso dall'ospedale Israelitico di Roma dopo esserci entrato il 18 novembre a causa di una polmonite interstiziale), poi a turno tutti gli altri componenti della famiglia. I genitori e due figli sono ancora positivi asintomatici, gli altri tre sono negativi: l'isolamento domiciliare è obbligatorio. Anche se "io e mio marito -ragiona Angela – essendo trascorsi 21 giorni dal primo tampone positivo, siamo per la Asl "liberi" e non contagiosi". Intanto, nella gelida casa regna lo sconforto: "Non vediamo la fine". A supporto dei malcapitati, c'è l'assessore ai lavori pubblici del Municipio III, Francesco Pieroni, il quale confida che "la Asl Roma 1 mi ha fatto informalmente sapere che per norma nessuno può entrare nella casa di un contagiato o di persone sottoposte a quarantena. Pertanto, anche qualora si dovesse trovare qualcuno disposto ad interventire, si violerebbe la legge. Un parodosso inaccettabile". Che può prolungare lo stato di angoscia e disperazione della famiglia: "Essendo in sette – ragiona Pieroni – potrebbero passare settimane prima che si risolva il contagio. E di conseguenza pure il guasto". Anche parlare con le organizzazioni degli imprenditori non ha portato a nulla di buono: "Non vogliono intervenire", taglia corto l'assessore.
Nel frattempo, il marito di Angela ha inviato una email alla sindaca Raggi, la quale, proprio lo scorso 15 aprile, raccontando la storia di un idraulico, Lorenzo, che era riuscito ad effettuare un intervento in totale sicurezza in casa di un paziente positivo, aveva scritto: "A Roma nessuno viene lasciato indietro". In quel caso si trattava di una perdita d'acqua nell'abitazione, risolto grazie all'aiuto della Croce rossa italiana e della Protezione Civile capitolina, la stessa che avrebbe risposto ad Angela "mi dispiace, non possiamo intervenire". Il sopralluogo era stato reso possibile bardando l'idraulico e dotandolo di tutti i dipositivi di sicurezza. Protezione e cautela: è quello che assicurano anche i familiari di Angela. Se solo qualcuno accettase di intervenire. Da allora sono trascorsi 8 mesi. E a Roma, non uno, bensì una famiglia di sette persone è stata lasciata indietro.
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