MILANO – Fiato sospeso per la riapertura dei mercati, dopo il venerdì nero che ha fatto bruciare quasi 400 miliardi di capitalizzazione all'Europa. Gli analisti si aspettano ancora tensione sul prezzo del petrolio, non solo a causa della guerra in Ucriana ma anche per i ritardi nella conclusione dei colloqui nucleari iraniani e il potenziale ritorno del greggio iraniano sui mercati globali, i qualistanno già soffrendo per le interruzioni delle forniture russe.
Il conto della guerra lo paga anche la crescita Ue: pericolo stagflazione
Moody's ha tagliato il rating sulla Russia a Ca e ha mantenuto un outlook negativo, citando i controlli sui capitali della Banca centrale che limiterebbero i pagamenti transfrontalieri anche sul debito. Una mossa che arriva a pochissimi giorni di distanza dalla decisione di relegare il debito russo a "spazzatura". Ora il nuovo declassamento che è "guidato da gravi preoccupazioni circa la volontà e la capacità della Russia di pagare i suoi obblighi di debito", ha detto l'agenzia di rating, aggiungendo che i rischi di insolvenza sono aumentati. "Il probabile recupero per gli investitori sarà in linea con la media storica, commisurato a un rating Ca. Al livello di rating Ca, le aspettative di recupero sono dal 35 al 65%", ha aggiunto Moody's.
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Raffaele Ricciardi
Un ulteriore elemento di tensione che arriva dopo una settimana durante la quale gli investitori hanno letteralmente voltato le spalle all'Europa, preoccupati dall'impatto sulla possibilità di crescita del Vecchio continente e per la spinta inflazionistica che ne deriva. Secondo i dati di BofA citati dal Financial Times, nella settimana al 2 marzo i deflussi netti di capitali dalle azioni europee hanno raggiunto i 6,7 miliardi, livello massimo in cinque anni. Che significa? Che gli investitori percepiscono che l'Europa è all'epicentro della crisi ucraina e mandano i loro beni al sicuro oltreoceano. "Portano i soldi in salvo – ha spiegato Antonio Cesarano di Intermonte – basta guardare l'andamento degli indici azionari. L'invasione russa è cominciata il 24 febbraio. Dunque, dal 23 febbraio a oggi, l'EuroStoxx 600 ha perso il 10%, mentre l'S&P 500, il principale indice di Wall Street, nello stesso periodo ha guadagnato il 2%. Il travaso dall'Europa agli Stati Uniti degli investimenti azionari è evidente". "Credo che questo trend per un pò proseguirà – ha detto Cesarano – anche perchè l'Europa paga in euro, una valuta che è in calo, mentre le materie prime si pagano in dollari, per cui l'inflazione nell'area euro è destinata a salire di più, incidendo sulla crescita".
Michael Hartnett, a capo degli investimenti della banca americana, vede ora come molto probabile una "stagflazione" europea, ovvero un periodo di bassa crescita e alta inflazione. "Un conflitto prolungato significa crescita più debole, incertezza più alta e minor valutazione degli asset" europei, ha scritto la banca in una nota. Il balzo dei prezzi, d'altra parte, non ha riguardato solo materie prime come petrolio e gas (che ha toccato i record in Europa oltre 200 euro al megawattore) ma riguarda anche grano, mais e soia.
Il petrolio verso nuovi rialzi, incognita Bitcoin
Per quel che riguarda il barile, dopo che il Brent è salito del 21% a 118,11 dollari al barile e il greggio statunitense che ha guadagnato il 26% arrivando a 115,68 dollari, livelli che non si vedevano rispettivamente dal 2013 e dal 2008, gli osservatori si attendono un nuovo balzo del Brent che domani potrebbe salire a 125 dollari al barile, avvicinandosi rapidamente al massimo storico di 147 dollari, visto l'ultima volta nel 2008. Per JP Morgan, potrebbe salire quest'anno fino a 185 dollari al barile.
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Un elemento di mercato guardato con grande attenzione in questi giorni è stato anche il Bitcoin, intorno al quale ci sono molte teorie e poche certezze. Protagonista di un iniziale apprezzamento quando c'è stata l'invasione di Kiev da parte di Mosca, si è poi sgonfiato. Nelle prime fasi, molti hanno messo in correlazione la fame di cripto con la necessità di sfuggire ai controlli o di difendere il proprio denaro dalle sbandate del mercato valutario. Poi, però, gli asset digitali hanno faticato a consacrarsi come bene-rifugio alternativo all'oro. Non ci sono stati, insomma, movimenti tali da premiare la tesi di chi sostiene che sia una riserva di valore completamente decorrelata dagli asset tradizionali e chi invece dice l'esatto contrario: secondo i calcoli della Bloomberg, nei 50 giorni l'indice di correlazione tra la regina delle valute virtuali e l'indice S&P500 di Wall Street sta a 0,5. Esattamente a metà tra una sovrapponibilità totale (1) e una completa indifferenza (0). Uno spunto ulteriore arriva da MarketWatch, che ha messo testa a testa proprio Bitcoin e oro per vedere quale sia il bene che ha difeso meglio il valore alla luce dello choc della guerra. Da inizio novembre, quando sono emersi i movimenti "strani" di truppe russe al confine, il lingotto ha guadagnato più del 6% mentre il Bitcoin ha perso più del 30%. Attenzione, però, ad arrivare a conclusioni affrettate: studiando sul lungo periodo (5 anni) la correlazione tra l'indice sull'incertezza economico/politica e il Bitcoin emerge che è negativa (quindi non sembra esser una copertura dal rischio). Ma anche nel caso dell'oro, non ci sono correlazioni statisticamente significative.
Tornando ai mercati, si attendono ora le mosse delle Banche centrali: se appare scontato il primo rialzo dei tassi da parte della Fed, il cui direttivo si riunirà il 16 marzo, ci si aspetta invece una posizione più morbida e attendista dalla Bce nella riunione del suo board fissata per giovedì prossimo. L'Europa si trova al centro del conflitto tra Mosca e Kiev, e l'Eurotower non potrà non tener conto delle ripercussioni economiche che si stanno già facendo sentire sul fronte delle forniture delle materie prime, e dell'inflazione. Ed infatti, l'Italia farà la sua parte chiedendo alla Ue di fissare un price cap per il prezzo del gas al TTF olandese.
Ecco i principali eventi nell'agenda Agi:
LUNEDI' 7 MARZO
Germania: vendite al dettaglio e ordini industria a gennaio;
MARTEDI' 8 MARZO
Germania: produzione industriale a gennaio; Spagna: produzione industraile a gennaio; Istat: commercio al dettaglio a gennaio; Roma: audizione AGCM su compravendite diamanti da parte delle banche in Commissione parlametnare di inchiesta; Roma: in Commissione Lavoro audizione del Ministro Andrea Orlando sull'attuazione del Pnrr; Eurozona: dati sul Pil e occupazione nel IV trimestre.
MERCOLEDI' 9 MARZO
Istat: produzione industriale a gennaio; Istat: nota mensile sull'andamento dell'economia italiana; Bankitalia: "L'economia italiana in breve"; Usa: dati su scorte e produzione greggio; Camera: in Commissione congiunta Attività Produttive e Ambiente audizione del Ministro Vittorio Colao sull'intelligenza artificiale.
GIOVEDI' 10 MARZO
Francoforte: direttivo Bce e conferenza stampa del presidente Christine Lagarde; Roma: tavolo al Mise su Stellantis con i ministri Giorgetti e Orlando; Istat: prezzi produzione a gennaio e IV trimestre; export regioni italiane gennaio-dicembre; Usa: inflazione e sussidi settimanali; Istat: rilevazione campionaria del Censimento permanente sulle istituzioni non profit con il presidente Blangiardo; Confindustria: a Salerno assemblea con il Presidente Carlo Bonomi; Senato: audizione in Commissione Bilancio del Ministro Vittorio Colao sull'attuazione del Pnrr.
VENERDI' 11 MARZO
Gran Bretagna: Pil e produzione industriale; Istat: mercato del lavoro nel IV trimestre; Senato: convegno su "Trent'anni di Opa" con Savona e Rivera; Bankitalia: "Turismo internazionale dell'Italia"; Usa: indice fiducia Michigan a marzo
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