No allo sci in zona arancione e, ovviamente, in zona rossa. Prima di riaprire le piste nei territori gialli, inoltre, bisogna valutare bene la situazione epidemiologica, l’impatto della riapertura delle scuole e le varianti.
Il Cts oggi si è espresso così sul protocollo per lo sci presentato dalle Regioni nei giorni scorsi, con una capienza ridotta al 50% su funivie, cabinovie e seggiovie e l'utilizzo obbligatorio di mascherine Ffp2. È stata bocciata l’ipotesi, pur prevista dai governatori, di una riapertura anche nelle zone arancioni. Del resto con quel colore, i movimenti tra Regioni sono bloccati e comunque la circolazione del virus resta elevata.
Il 15 febbraio scade il divieto di spostarsi fra Regioni. Senza governo il termine potrebbe non essere prorogato
di
Alessandra Ziniti
Il 15 febbraio sarebbe previsto l’avvio della stagione sciistica, in coincidenza con lo sblocco degli spostamenti tra le Regioni gialle. Va precisato che non spetta al Cts decidere su una proroga delle chiusure, probabilmente lo farà il nuovo governo. Gli esperti però mettono in guardia: per riaprire bisogna che l’epidemia sia contenuta.
"Ora va tolto il divieto di circolazione tra le Regioni, abbiamo bisogno di sapere che si possa venire in montagna" commenta il presidente dell'Associazione nazionale esercenti funiviari (Anef) Valeria Ghezzi. "Non voglio pensare che le imprese interrompano la cassa integrazione per i dipendenti – sottolinea Ghezzi – e poi venerdì prossimo ci dicano che non tolgono il divieto di spostamento. Abbiamo già subito tantissimi danni e decine di aziende sono in crisi di liquidità".
Sanremo, via libera del Cts: il Festival si farà nell'Ariston blindato
di
Rita Celi
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