Un caso (abbondante) di corruzione alla settimana. È questo il poco invidiabile record stabilito dal Campidoglio nel 2020. A quanto pare nemmeno la pandemia e lo smart working sono riusciti a fermare intrallazzi e accordi sotto banco negli uffici capitolini. L'ultimo report dell'Anticorruzione comunale e i dati elaborati dal dipartimento Risorse umane del Comune restituiscono un quadro a tinte fosche: 58 segnalazioni hanno portato ad altrettanti provvedimenti disciplinari, 10 a carico di dirigenti e 48 in capo a funzionari e impiegati. A questi vanno sommati altri 9 procedimenti aperti d'ufficio dal Comune, per un totale di 67 in 12 mesi.
Nel calderone dei cosiddetti "eventi corruttivi" registrati da palazzo Senatorio c'è di tutto, inclusi casi di peculato e concussione. Reati da suddividere e incasellare nelle aree considerate più a rischio. In testa, all'era del coronavirus e dei bonus per fare la spesa e per gli affitti, ci sono i dipendenti che per conto di Roma Capitale si occupano di erogare contributi e sussidi. Per 17 volte gli aiuti economici destinati ai cittadini romani o alle loro aziende sono finite nel mirino degli 007 comunali. Seguono i 12 provvedimenti disciplinari piovuti sugli impiegati, vigili urbani in testa, che si occupano di controlli, verifiche, ispezioni e sanzioni. Infine i 4 casi spuntati dai meandri del dipartimento Urbanistica, che chiude il podio degli uffici finiti nel mirino dell'Anticorruzione.
Numeri che testimoniano un anno di lavoro intenso, passato a giocare di rimbalzo con la procura. Il primo caso a imbarazzare il Campidoglio è di gennaio e riguarda l'ex responsabile della cessione del quinto, ufficio della Ragioneria capitolina. I pm di piazzale Clodio hanno aperto un fascicolo per peculato su 650 mila euro di prestiti Inps mai restituiti da decine di comunali con la compiacenza del dirigente indatao.
Poi, lo scorso aprile, è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio per i dipendenti del Servizio giardini del VII Municipio che tutto facevano tranne che curare il verde pubblico. C'era chi, ovviamente con i mezzi e gli attrezzi acquistati con i soldi dei romani, curava le aiuole di privati cittadini. Oppure, mollando rastrelli e cazzuole, dopo aver timbrato passava la giornata da Ikea.
Giugno è stato il mese nero dell'ufficio Condono: 6 arresti per corruzione e falso. Tra loro, oltre a 4 dipendenti della partecipata capitolina Risorse per Roma e a un geometra, anche un funzionario comunale. I dipendenti, in cambio di soldi, manovravano a loro piacimento le richieste per sanare abusi edilizi di ogni tipo. Infine, inchiesta estiva, si torna al VII Municipio con il fascicolo per corruzione a carico di 4 vigili urbani pronti a chiudere un occhio sulle autorizzazioni di bar e ristoranti.
Insomma, non mancano casi spinosi. Eppure le denunce interne latitano. Il whistleblowing non pare interessare troppo ai dipendenti capitolini: solo 7 le segnalazioni anonime su presunti reati ai vertici di palazzo Senatorio nel corso del 2020 a fronte delle 13 del 2019. Spazio, allora, alle inchieste della procura.
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