Si erano dati appuntamento su Signal, in videoconferenza, in tutto una ventina di persone. Senatori e deputati del Movimento che non sono riuniti in una corrente ma che comunque in questa fase condividono la propria delusione per il ritorno al tavolo con Italia Viva del proprio partito. Ma alla fine è saltato tutto. Per due motivi: i membri delle commissioni del Movimento sono stati precettati per lavorare sul programma, suddiviso per aree di competenza e di interesse, da portare sul tavolo di domani. E poi, la ragione forse più profonda, è che dopo aver sbollito la rabbia per il passo indietro del M5S rispetto al "mai più con Renzi" è tornata la fase responsabile.
Di Battista, il minacciato e lungo addio ai 5S del Che Guevara di Roma Nord
di
Filippo Ceccarelli
Lo stesso Alessandro Di Battista, che tra l'altro non è parlamentare, dopo aver scritto venerdì sera "se è così, grazie e arrivederci", a parte aver agitato la minaccia non ha poi dato seguito ai propositi scissionisti o comunque di creazione di una propria corrente. Anche perché non è detto che la riapertura del dialogo a Renzi possa portare a un Conte ter. Inutile quindi, è il ragionamento, mettere le mani avanti. La questione, cioè se dare la fiducia o meno a un nuovo governo con dentro sempre Renzi, verrà affrontata in maniera più dettagliata quando il quadro sarà più chiaro, anche dal punto di vista programmatico.
Crisi di governo, domani Fico apre il tavolo del programma. Un rappresentante per ogni gruppo consultato. Poi il vertice dei leader sui nomi
Inoltre in queste ore i pompieri all'interno del Movimento sono al lavoro per riportare tutti a più miti consigli. Il momento è ovviamente delicato e organizzare il dissenso interno non è semplice, specie se a distanza, per questo tutto è rimandato ai prossimi giorni.
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