LONDRA
Isaac Newton, uno dei colossi del razionalismo, della scienza, della fisica, della matematica e in senso più ampio dell'illuminismo, che fantasticava di apocalisse, fantasie alchemiche, esoterismi, codici segreti della Piramide e della Bibbia? Sì, proprio così, e lo dimostrano alcune lettere risalenti al 1680 che oggi vanno all’asta da Sotheby’s e che potrebbero essere vendute per centinaia di migliaia di euro. A svelarlo è il settimanale britannico Observer, che racconta questo lato molto meno conosciuto del celebre scienziato inglese e precursore degli studi gravitazionali, dopo quella celebre mela che gli cadde in testa a Woolsthorpe Manor da un albero che ancora oggi, in quel piccolo villaggio del Lincolnshire, in Inghilterra, è conservato (o, per essere pignoli, le stesse radici che si sono rigenerate in un nuovo arbusto).
Che Newton avesse un lato molto più irrazionale si era iniziato a capire circa due secoli dopo la sua morte nel 1726. Ora però, queste lettere, anche mezze bruciacchiate (“colpa del mio cane!”, accusa Isaac), fanno chiarezza su un’oscura dimensione del luminare della scienza. Newton era certo – e ci sono tre pagine in queste missive a dimostrarlo – che le Piramidi nascondessero straordinari segreti, cosa di cui lui era convinto proprio dal 1680 in poi, quando non aveva nemmeno quarant’anni. In quel periodo, in cui si prese uno stop sabbatico dall’università di Cambridge proprio a Woolsthorpe Manor, quello che sarà uno dei più grandi scienziati di sempre approfondì sempre di più i suoi “studi oscuri” che lo accompagneranno per tutto il resto della sua vita.
Per quanto riguarda le Piramidi, Newton era interessato soprattutto all’unità di misura utilizzata per costruirle, racconta l’Observer, perché secondo lui gli antici Egizi erano stati in grado di misurare la grandezza della Terra e quindi, attraverso il cubito della Grande Piramide, anche la circonferenza del globo. Ciò, nei suoi progetti, lo avrebbe portato a scoprire altre unità di misura o, per esempio, la grandezza del Tempio di Salomone – lo scenario dell’Apocalisse – e addirittura anche di poter interpretare alcuni segreti della Bibbia: “Stava cercando di trovare prove per la sua teoria della gravità”, spiega Gabriel Heaton di Sotheby’s, “ma secondo lui gli egizi preservavano segreti dell’alchimia che erano andati perduti”.
Non solo. Perché Newton aveva anche delle vere e proprie ossessioni religiose che però, spiega l’Observer, non rendeva esplicite non tanto perché temeva potessero danneggiare la sua reputazione scientifica ma perché erano piuttosto eterodosse – l’inglese ripudiava la dottrina della Trinità, per esempio. Insomma, due mondi paralleli per Newton, che anzi pare considerasse le sue scoperte scientifiche e matematiche secondarie ai suoi studi su alchimia e teologia, come tra l’altro avevano già fatto intendere alcuni manoscritti riesumati sempre da Sotheby’s nel 1936, alcuni comprati nientemeno che dal celebre economista e fan di Newton John Maynard Keynes, che non a caso lo deifinì “l’ultimo dei maghi”. Ma poi per Newton, nel 1687, venne il suo capolavoro Philosophiae Naturalis Principia Mathematica, ossia I principi matematici della filosofia naturale, uno dei pilastri del pensiero scientifico, in cui lo scienziato inglese enunciò le leggi della dinamica e della gravitazione universale. E così tutto il resto è passato in secondo piano.
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