Quasi tre ore di dibattito. Anche aspro. Poi il plenum del Consiglio superiore della magistratura approva – con 12 voti contro 9, e una sola astensione (la togata Loredana Micciché) – la proposta di archiviazione per il sostituto procuratore generale Catello Maresca, finito al centro della nota del Pg di Napoli, Luigi Riello, in seguito alle diffuse ricostruzioni giornalistiche su una candidatura in pectore del magistrato, ora a sindaco di Napoli, ma già, fino alla scorsa estate, come corteggiato aspirante governatore.
Un esito scontato, a Palazzo dei Marescialli : anche se dialetticamente combattuto nell'aula del plenum, fino all'ultimo. A netto favore di Catello Maresca, la lunga ricostruzione del consigliere Alessio Lanzi, il laico di Forza Italia che ha proposto in commissione l'archiviazione del caso Maresca. La legge non vieta – è la sintesi della sua posizione – al dottor Maresca di svolgere un'attività di interesse politico, "fino a quando non vi sia la presentazione della sua candidatura".
E definendo come "strepitus" solo "quelle notizie di stampa e quelle dichiarazioni di terzi" sottolinea che il magistrato "non ha negato il suo interesse, ma non ha neanche mai detto che si candiderà" e così Lanzi si limita a ricondurre tutto, anche con un filo di ironia, alle notizie "del parroco", riferendosi alle pubbliche argomentazioni rese tra gli altri da padre Aniello Manganiello in cui egli garantiva: "ho parlato con Maresca, ha detto che si candiderà". Insomma, il sostituto procuratore generale avrebbe svolto solo "attività lecite e facoltizzate", per Lanzi. Che poi avverte: "Attenzione: se pensiamo che mettere in giro voci su un magistrato che si candida significa poi poter aprire una pratica a suo carico, o immaginare una incompatibilità, questo vale per tutti".
Ma è la consigliera Elisabetta Chinaglia (attuale presidente della Prima commissione) a riportare la questione in altri termini, di equilibrio e tutela dell'immagine di indipendenza e autonomia del magistrato: "Il tema qui non è la possibilità del dottor Maresca di candidarsi, ma la sua possibilità di farlo in costanza di funzione del magistrato e nello stesso luogo in cui esercita. Penso che ci vorrebbe una sottile cautela e che nel caso di cui parliamo, abbiamo una candidatura di cui si parla da mesi, prima a governatore, poi a sindaco di Napoli".
Un comportamento che "può creare – aggiunge Chinaglia – un appannamento della sua imparzialità e indipendenza", ecco perché per la consigliera il sostituto procuratore "dovrebbe essere chiamato e ascoltato dal Csm a spiegare".
Sulla difesa a spada tratta del consigliere di Fi aderisce invece totalmente il consigliere Nino Di Matteo, che non evita il tono polemico e anche qualche puntuto riferimento a suoi colleghi, addirittura indicando al plenum "l'eccesso di zelo" del Procuratore generale Luigi Riello, per aver evidentemente avvertito il dovere di comunicare al Csm quel rischio di vulnus per la funzione derivante dalle numerose iniziative – svolte e raccontate – che vedono Maresca attore politico. "Io avverto un certo disagio, noi non dobbiamo cadere in una ipocrisia di fondo", esorta Di Matteo, il quale ricorda che l'Anm distrettuale di Napoli ha preso posizione contro la condotta di Maresca mentre "non mi ricordo abbia fatto altrettanto quando un magistrato aveva preso contatti con esponenti politici anche indagati mentre era candidato alla carica di procuratore capo di Napoli" o in altri casi.
Di Matteo va giù duro: "Dovremmo sentire qui Maresca? Ma di cosa stiamo parlando?", incalza il magistrato siciliano che non fa a meno di ricordare la propria storia e di ricordare quando scrivevano "sui giornali che ero candidato in pectore come governatore della mia Regione e non era vero". Ecco perché anche per lui bisognava archiviare subito su Maresca.
Contro l'archiviazione si schiera fortemente il consigliere Giuseppe Cascini, già presidente dell'Anm. Che, ancora una volta, bacchetta la posizione espressa da Di Matteo. "A me sembra invece che il Csm non voglia vedere la realtà".
Argomenta Cascini : "Noi stiamo scomponendo il problema in tanti piccoli segmenti, e così non diamo alle cose il significato e il valore che hanno. Basta difatti mettere insieme queste tessere e voler guardare il puzzle nella sua chiarezza. E cioé che esiste un sostituto procuratore generale di Napoli che sta facendo campagna elettorale nello stesso distretto in cui esercita le funzioni, che è un candidato per sua stessa sostanziale ammissione. E guardi, dottor Di Matteo, che qui nessuno vuole coartare nessuno, qui nessuno vuole impedire al magistrato o al dottor Maresca di candidarsi. Io penso che però candidarsi nello stesso luogo in cui si svolgono le funzioni di magistrato sia di fatto vietato, e ricordo che l'Anm ha inserito ben 12 anni fa questo divieto nel suo codice etico.
Si obietta: ma il dottor Maresca non si occupa, non ha procedimenti sul Comune di Napoli. Ma che cosa facciamo, se arriva un procedimento in appello che riguarda quell'amministrazione non gliel'affidiamo? Noi deroghiamo alle regole tabellari perché temiamo un problema e un condizionamento? Ma guardate che il Csm dovrebbe fare questo; evitare rischi e appannamenti di questa natura, prima e non dopo che le cose si sono realizzate", conclude Cascini, chiedendo quindi che la pratica torni in commissione, affinché si ascoltino sia il Pg Riello sia Maresca.
Analoga posizione espressa dal consigliere il togato Giuseppe Marra, il quale ricorda come la ricostruzione che emerge sia di continui contatti ed attività politica da parte del magistrato, citando un servizio proprio di ieri mattina "apparso oggi sulle pagine napoletane di Repubblica, e quindi non un blog o un sito anonimo o non autorevole, su cui leggiamo che un consigliere di parte politica che non cito , sostiene di aver parlato con Maresca, di aver saputo della sua candidatura e che avevano discusso anche di voto agli immigrati e di altro" .
Per Marra, dunque, "chiuderla qui con un'archiviazione sarebbe una scelta troppo formalistica, che non tiene conto della realtà. Possiamo veramente immaginare che Maresca eserciterà con distacco senza alcuna forma di condizionamento la sua attività?". Non è mai stata in discussione, ovviamente, la indipendenza e qualità del lavoro di magistrato di Maresca, va precisato. E Marra lo sottolinea. " In nessun atto ha dimostrato di essere parziale o che ha venduto la toga ad interessi politici. Ma anche perché è chiaro che se avessimo questi segnali o queste prove, non staremmo a parlare in questi termini, ma in altri". Mentre anche i consiglieri napoletani Mario Suriano e il togato Antonio D'Amato, pur con diverse sfumature, chiedono un approfondimento e "il ritorno in commissione della pratica" . Su posizioni opposte anche altri due membri napoletani del Csm, il togato Michele Ciambellini e il consigliere laico Michele Cerabona.
Per Ciambellini, "l'archiviazione è una decisone giusta del Consiglio Superiore che riconosce che l'immagine di magistrato del dottor Maresca, equilibrato e imparziale, è pienamente integra. Decisioni diverse avrebbero rischiato di interferire sulle prossime elezioni napoletane".Cerabona, che è contrario all'archiviazione, argomenta invece : "Anche io voterò contro perché il Magistrato non deve solo essere autonomo e indipendente ,ma deve anche apparire tale"
Alla fine passa il sì all'archiviazione. Dopo ultimo scambio polemico tra Cascini e Di Matteo. Quest'ultimo sottolinea che "Cascini cade in errore, Maresca non ha mai detto di essere candidato". Ma l'ex presidente dell'Anm era stato lapidario, nella sua replica, andando sul principio oltre che sul caso napoletano: " Esiste una candidatura in pectore, una campagna elettorale che è in corso, come Csm stiamo facendo un grave errore. Poi fate come volete" .
Dopo il voto, arriva anche il commento di Maresca: "Non commento le decisioni del Csm – premette il magistrato – Ho rispetto sacro per ogni istituzione della Repubblica. Ho rispetto per ogni componente del Csm e per l’istituzione Csm. La toga è sempre stata e sempre sarà, fino a quando sarò su questa terra, la mia seconda pelle. La mia bussola in questo Paese sono la Costituzione e le leggi, cui siamo tutti soggetti. L’onore e il decoro dell’ordine giudiziario cui mi onoro di appartenere sono da sempre il mio orizzonte morale ed ideale. Non a chiacchiere, ma con comportamenti concreti quotidiani. Ho sempre servito e servirò le istituzioni e i cittadini italiani".
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