ROMA – L'esclusione dai titolari nel big match di Fa Cup contro il Liverpool non gli aveva certo fatto piacere. Ma quando, dopo la rifinitura, il tecnico del Manchester United Solskjaer lo aveva informato, Bruno Fernandes non si era lasciato andare ai mugugni ed era tornato sul campo di allenamento: 45 minuti di seduta extra, a battere punizioni. Un investimento più che fruttuoso: quando a metà ripresa, sul punteggio di 2-2, l'allenatore dei Red Devils lo ha richiamato dalla panchina, il numero 18 portoghese dal piede destro caldo ci ha messo una dozzina di minuti per segnare il gol del definitivo 3-2. Che porta lo United agli ottavi e affonda il Liverpool nella spirale della crisi. Una traiettoria beffarda dal limite dell'area che ha sorpreso Alisson, mica uno qualsiasi. "Dopo l'allenamento specifico della vigilia, ero molto fiducioso che se avesse avuto una opportunità su calcio da fermo, avrebbe segnato", ha dichiarato sornione Solskjaer a fine gara. E d'altra parte, se c'è uno che ha ben chiara l'importanza di Bruno Fernandes per le sorti dello United, quello è proprio il tecnico norvegese.
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dal nostro corrispondente
Antonello Guerrera
Numeri da record
Le statistiche parlano chiaro: con l'iconica maglia rossa, il 26enne ha segnato 28 gol in 51 partite. Una media mai tenuta in una carriera partita dall'Italia e che in poco più di otto anni lo ha portato a essere il trascinatore di uno dei club più blasonati al mondo. Tanto che la BBC lo ha definito un talismano e probabilmente il calciatore più importante in Inghilterra. Non sembri un'esagerazione: da quando è sbarcato a Manchester, nessuno in Premier League sta tenendo il suo ritmo a livello realizzativo. E infatti il portoghese è stato nominato quattro volte su sette miglior giocatore del mese. Numeri da attaccante per un centrocampista che, ai tempi delle giovanili del Boavista, giocava davanti alla difesa.
Gli inizi al Novara
E' proprio lì che Mauro Borghetti, responsabile del settore giovanile del Novara, va a scovarlo nel 2012, quando Bruno ha 17 anni. Nonostante il fisico mingherlino, che manterrà nel corso del tempo, quel ragazzino con la palla tra i piedi ci sa proprio fare: per questo il club piemontese, reduce dalla retrocessione in Serie B dopo il sogno del ritorno tra i grandi atteso per 55 anni, decide di spendere 40 mila euro. Fernandes, che quando il padre si era trasferito in Svizzera per trovare lavoro era voluto restare in Portogallo per inseguire il desiderio di diventare calciatore, fa i bagagli e si stabilisce nel convitto del centro sportivo di Novarello. Viene aggregato alla Primavera, ma in autunno l'allenatore della prima squadra Tesser viene esonerato. La panchina viene affidata provvisoriamente al tecnico dei ragazzi Giacomo Gattuso, che nel salto di categoria porta con sé il neo-maggiorenne Fernandes: arriva quindi l'esordio tra i professionisti e da quel momento il portoghese resta nel giro della prima squadra anche con il nuovo tecnico Aglietti.
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Antonello Guerrera
I maestri del gol
Su di lui mette subito gli occhi l'Udinese, club che di giovani di belle speranze se ne intende. Ma nei tre anni in Serie A, pur entrando in pianta stabile nell'11 titolare dei friulani, i numeri di Fernandes non sono esaltanti: 10 gol in 86 presenze in campionato. Niente maxi plusvalenza per il club dei Pozzo, una volta tanto: nell'estate 2016 passa alla Sampdoria per 7 milioni. Ma anche a Genova non lascia il segno e dopo una sola stagione c'è il rientro in patria, per la chiamata dello Sporting Lisbona. L'esperienza italiana non è certo indimenticabile, ma la possibilità di allenarsi con professori del gol del calibro di Di Natale e Quagliarella ha un impatto fondamentale sulla carriera del centrocampista.
Dallo Sporting allo United
Il ritorno in Portogallo potrebbe sembrare un passo indietro, e invece è la svolta: nei due anni e mezzo con i Leoni, Bruno Fernandes vince i primi trofei, segna con grande regolarità e si mette in mostra anche a livello internazionale, con la convocazione ai Mondiali 2018 e prestazioni scintillanti in Europa League. Ed è proprio l'ottimo rendimento in quest'ultimo torneo a convincere i dirigenti del Manchester United ad allargare nuovamente i cordoni della borsa – mai troppo stretti, a dire il vero: il 29 gennaio 2020 viene annunciato il suo acquisto per 55 milioni di euro più sostanziosi bonus.
Sulle orme di CR7
Un affarone per tutti: per lo Sporting, che lo aveva pagato 8.5 milioni alla Sampdoria e che nell'estate 2018 aveva rischiato di perderlo a parametro zero dopo l'irruzione nello spogliatoio e l'aggressione da parte degli ultras che aveva spinto Fernandes a chiedere la rescissione unilaterale del contratto, prima di tornare sui suoi passi; per i Red Devils, che grazie al decisivo contributo del fantasista lusitano sono tornati a essere seri pretendenti alla Premier League, che attualmente contendono principalmente ai cugini del City, ma soprattutto, un affarone per Bruno Fernandes. Che da bambino seguiva estasiato il Manchester United di Sir Alex Ferguson. Che aveva eletto a proprio idolo il connazionale Cristiano Ronaldo, tanto da scatenare una "faida" familiare con il fratello tifosissimo del Barcellona e di Leo Messi. E che adesso prova a seguirne le orme in quell'Old Trafford in cui CR7 è diventato grandissimo. "Quando ho ricevuto la chiamata dello United, ho pianto – ha confessato Bruno Fernandes dopo la firma con i Red Devils – e lo ammetto, ero spaventato all'idea di giocare in uno dei più grandi club del mondo". Ma l'esame è stato brillantemente superato.
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