Gli animi non si placano e restano turbolenti. La situazione è escandescente e a stretto giro potrebbe esplodere definitivamente. Provocando una crisi all'interno del governo. Dopo le infinite polemiche scaturite nelle scorse ore, i giallorossi sono davanti a uno stallo oggettivo: è saltato il Consiglio dei ministri sulla governance del Recovery Fund, inizialmente previsto per oggi pomeriggio. Stando a quanto si apprende da fonti della maggioranza, si pensava che la nuova riunione – dopo lo stop arrivato ieri in seguito alla positività al Covid-19 della titolare del Viminale Luciana Lamorgese – potesse riprendere oggi e invece è stato deciso di rinviare tutto ai prossimi giorni.
A pesare sono stati anche i nodi non ancora sciolti durante il pre consiglio, che sarebbe dovuto servire a placare le scintille e invece non ha fatto altro che confermare come la bomba sia pronta per esplodere. Si è creato un vero testa a testa: da una parte il premier Giuseppe Conte non vuole indietreggiare sulla nomina di sei supermanager a cui affidare la gestione dei progetti; dall'altra Italia Viva continua a sollevare dubbi sulla costituzionalità di tale ipotesi. Si vorrebbe far luce soprattutto sul tipo di inquadramento giuridico con cui sarebbero ingaggiati i "commissari" e sui relativi compiti. "I poteri che verranno assegnati saranno al di sopra delle decisioni dei ministri?", si chiedono i renziani. Ecco perché le voci lasciano intendere che lo scontro politico sia praticamente inevitabile.
La rottura è a un passo
L'esecutivo, prima di arrivare allo strappo, vuole trattare e trovare una sintesi comune per provvedere alla presentazione del piano nel più breve tempo possibile al Parlamento e a Bruxelles. Il vertice notturno ha lasciato strascichi non indifferenti. La posizione di Teresa Bellanova, ministro delle Politiche agricole, è ormai chiara ed è stata ribadita a L'aria che tira su La7: "Ci sono dei momenti nei quali si possono convocare le riunioni, farle nei momenti simbolici, non possiamo parlare per simboli ma di cose concrete". Davide Faraone, capogruppo di Iv al Senato, chiede a gran voce di coinvolgere il Parlamento, i sindaci e i presidenti di Regione nella stesura del Recovery Fund: "Stiamo chiedendo di non commissariare il Consiglio dei ministri e il Parlamento con una task force, tanto vale fare un governo tecnico. Questo percorso è sbagliato, noi abbiamo chiesto un governo politico quando è nato il Conte bis".
A rincarare la dose ci ha pensato Matteo Renzi. "La struttura di Conte pensa a moltiplicare le poltrone ma non va a dare una mano ai disoccupati, ai negozi chiusi, a chi soffre. Se le cose rimangono come sono voteremo contro. Per noi un ideale vale più di una poltrona. Circa il rischio di una rottura, spero proprio di no, ma temo di sì", ha dichiarato ai microfoni del Tg2. Il fondatore di Italia Viva ha criticato a Conte la volontà di insistere su una misura "che sostituisce il governo con una task force, la seduta del Parlamento con una diretta su Facebook e che addirittura pretende di sostituire i servizi segreti con una fondazione privata voluta dal premier. Significa una follia. Noi abbiamo mandato a casa Salvini per non dargli i pieni poteri, ma non è che li diamo a Conte".
Il vicepresidente della Camera Ettore Rosato ricorda al presidente del Consiglio che un governo è composto da una maggioranza che porta avanti un progetto condiviso e non appreso dalle notizie sui giornali: "È una questione di metodo ma anche di contenuto che è inaccettabile". L'appello rivolto al premier è chiaro: non sostituire i ministri con manager e burocrati. "Noi non abbiamo nessuna voglia di far cadere il governo", ha comunque tenuto a precisare l'esponente di Italia Viva intervistato a Un giorno da pecora.
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