Camminava lungo viale delle MIlizie come una cittadina qualunque. Peccato non lo fosse: Matilde Ciarlante, classe 1953, era latitante dal 2014 e inserita nella lista dei 100 più pericolosi, da quando era sfuggita a due ordini di esecuzione pena emessi nel 2014 dalla Procura della Repubblica di Roma e nel 2017 dalla Procura Generale della Corte di Appello di Napoli, a seguito di altrettante condanne, rispettivamente, a 6 anni e 10 mesi di reclusione per il reato di impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita e 4 anni e 5 mesi di reclusione per associazione di tipo mafioso.
La donna è la vedova di Giuseppe Cillari, boss della Camorra scomparso nel 2002, affiliato prima alla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, poi al boss Pasquale Galasso e infine a Enrico Nicoletti, il cassiere della Banda della Magliana morto lo scorso 5 dicembre. Ad accusare la coppia era stato proprio Galasso, di cui Cillari era stato per diversi anni uomo di fiducia, e che non aveva avuto dubbi sulla partecipazione della donna alla vita criminale del marito.
I finanzieri del Gico del Nucleo di polizia economico finanziaria le davano la caccia da qualche tempo e lunedì sera sono riusciti a localizzarla a Prati, poco distante dallo studio di un parente della donna. Quando è stata fermata, Ciarlante ha fornito un documento falso, ma i militari non avevano dubbi che si trattasse di lei. Arrestata, è stata subito processata per direttissima: ha patteggiato 2 anni per possesso e fabbricazione di documenti falsi. Dopo la condanna è stata immediatamente portata a Rebibbia dove sconterà questa pena e tutte quelle precedenti.Original Article
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