La rabbia dei tunisini non si placa: dopo i disordini dei giorni scorsi, forze dell’ordine e giovani manifestanti si sono scontrati anche stanotte a Sbeitla, nel governatorato di Kasserine, dopo la morte di un giovane dimostrante, Haikel Rachdi. Secondo la famiglia il ragazzo era stato colpito alla testa da un candelotto lacrimogeno sparato dalla polizia durante le proteste popolari.
Tunisia, la rabbia torna in piazza
La politica arranca di fronte al disagio economico e alla delusione di chi aveva sognato una rinascita dopo la rivoluzione del 2011: il primo ministro Hichem Mechichi presenta oggi undici nuovi ministri del suo gabinetto tecnico, ma sin dalla partenza è evidente un conflitto con il presidente della Repubblica. Kais Saied ha segnalato di non essere stato consultato sul rimpasto e ha lamentato l’assenza di donne nel nuovo governo, deplorando fra l’altro la presenza di un nome coinvolto in accuse di corruzione e di altri in possibile conflitto di interessi.
La diffusione dei contagi di coronavirus ha imposto il divieto di assembramenti e cortei, ma questo non ha dissuaso le associazioni della società civile, che hanno indetto una manifestazione davanti al Parlamento per protestare contro la repressione e chiedere la liberazione delle centinaia di arrestati durante i disordini della scorsa settimana. Gli attivisti hanno programmato una marcia pacifica, dal quartiere popolare di Cité Etthadamen della capitale fino alla sede del Parlamento, nel quartiere del Bardo. Altre manifestazioni sono state annunciate anche a Gafsa, Kef, e Sousse.
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