Uno, nessuno e centomila. In due parole: Emanuele Dessì. Il parlamentare più chiacchierato della settimana. L'onorevole che vive in una casa popolare del Comune di Frascati, nonostante percepisca uno stipendio da capogiro. La faccenda è finita alla ribalta solo nel 2018, ma in realtà in quel di Frascati era già nota da più di un decennio.
Ai tempi Dessì era appena diventato consigliere comunale. Si dice che il primo a tirarla fuori fu un rivale interno, qualcuno che passò una velina ai giornalisti con l'obiettivo di farlo fuori. Il piano però fallì. L'affaire rimase circoscritto alla stampa locale, e così un paio di anni dopo Dessì iniziò la sua corsa verso Palazzo Madama. Inciampò ancora, stavolta su "Piazza Pulita", che riportò a galla lo scandalo facendolo detonare.
L'imbarazzo tra le file del Movimento fu grande, così grande da spingere l'allora capo politico Luigi Di Maio a chiedergli un passo indietro. Poi, documenti alla mano, l'onorevole riuscì a convincere i probiviri della bontà delle sue ragioni e non solo: per mettere fine alle maldicenze chiese il ricalcolo del canone di locazione, che passò cosi da 7,75 euro a 699. Gli stessi che paga tuttora.
Al di là della capacità di fare scalpore, a Dessì va riconosciuto anche un altro talento: non riesce proprio a rendersi antipatico. Sarà il look casual che non abbandona neppure per andare in Aula, sarà la battuta sempre pronta o quell'atteggiamento che qualcuno definisce "da film di Vanzina". Fatto sta che anche chi siede dall'altra parte dell'emiciclo sotto sotto lo guarda con simpatia: "È il classico istrione romano". Non a caso il senatore ha un feeling particolare con la collega e conterranea Paola Taverna, nota anche lei per i suoi modi veraci.
Il suo tallone d'Achille? La diplomazia. Occhio quindi a non farlo arrabbiare, perché non va tanto per il sottile. In un post Facebook del 2015 lui stesso raccontò senza imbarazzo di aver dato una lezione ad ragazzo romeno: "Per la terza volta in vita mia ho dovuto menare ad un ragazzo rumeno a seguito di offese gratuite". Il personaggio in questione non era certo uno stinco di santo: aveva sputato alla compagna di Dessì, apostrofandola con parole davvero poco eleganti. Così lui non c'ha visto più. Immaginiamo che gli abbia assestato un destro in faccia, da pugile di quartiere.
Sì perché tra le passioni del senatore c'è la boxe. L'ha praticata a livello agonistico in gioventù, per poi continuare a seguirla come tecnico della federazione pugilistica. E su uno dei tanti ring di periferia ha conosciuto Domenico Spada, l'ex campione dei pesi medi condannato a otto mesi di reclusione per usura ed estorsione. Dessì ebbe la malaugurata idea di immortalarcisi in un video girato nella palestra di un altro Spada, Roberto, che nel 2017 aggredì l'inviato di Nemo Daniele Piervincenzi. Così, quando il pugile finì agli arresti domiciliari, quel video riaffiorò sollevando l'ennesimo polverone.
L'onorevole però è un bravo incassatore. Prima del quadrato, si è fatto le ossa per strada. Erano gli anni Settanta quando suo padre lo portava, ancor piccolissimo, a distribuire l'Unita. Nel '77 inizia a camminare da solo e si butta nella mischia. "Ero su tutte le barricate che trovavo insieme alla sinistra extraparlamentare, quelli più grandi strillavano dai megafoni, noi ragazzi in preda all'esaltazione del momento avevamo sempre in mano uno stalin (manico di piccone, ndr) o una catena".
Non molto tempo dopo finirà in Autonomia operaia. Di quel periodo ricorda "le spinte rivoluzionare e la voglia di cambiamento, di sovvertire tutti i canoni di una democrazia ingessata". Sono anche gli anni delle scazzottate. "Le davi e le prendevi", ammette il senatore che è stato persino vittima di un attentato.
È lui l'unica persona presente nella sede di Radio Ondarossa la notte del 13 ottobre 1982. Dessì, nella veste di dj, è di turno alla consolle quando esplode un ordigno. L'intero stabile di via dei Volsci viene dichiarato inagibile, lui, miracolosamente, rimane illeso. Scottato da quell'esperienza, pian piano il giovane rivoluzionario abbandona la militanza extraparlamentare e approda alla sinistra tradizionale, di partito, prima al Pci e poi a Rifondazione Comunista. L'ultimo voto prima di rimanere folgorato da Beppe Grillo lo dà al Pd.
Nel 2007 fonda il primo meetup della provincia di Roma e due anni dopo si candida in consiglio comunale a Frascati con la lista "Amici di Beppe Grillo". È un flop, ma Dessì non si scoraggia. "Arrivammo ultimi – ricorda – e tutti ci deridevano, a noi non importava, sapevamo che quello era solo il primo passo". Nel 2010 riesce a entrare in consiglio comunale. Nel 2018 in Parlamento.
L'ex ragazzo di estrema sinistra a questo punto è costretto a digerire l'accordo con la Lega ed entra in rotta con Luigi Di Maio. I rapporti tra i due si ricuciono quando il governo gialloverde arriva al capolinea. "Magari non servirà a nulla – scrive a divorzio consumato – ma chiedo di nuovo scusa a tutti per quei mesi di governo con il leghisti. Se c'è una cosa in cui mi impegnerò fino alla morte è lasciarli in opposizione a schiumare dalla rabbia sui loro profili social".
Dessì rivendica un ruolo di primo piano nel nuovo corso di governo: "Ho spinto fortemente per costruire l'accordo con il Pd". Certo, adesso le cose non vanno bene, la maggioranza traballa, minata dalle incomprensioni tra i due alleati e dai dissidi interni al Movimento. Una cordata di parlamentari pentastellati ha scritto a Conte per bloccare la riforma del Mes e un gruppo di eurodeputati è passato da poche ore ai Verdi. "Alcuni di noi sono stati cambiati dalla politica, si definiscono ortodossi ma in realtà sono mossi solo da megalomania e rancori", annota polemico.
E così in questa stagione di incertezza fa quello che gli riesce meglio. Per dirla con le parole di Steve Hansen, l'allenatore degli All Balcks per cui Dessì ha una particolare ammirazione: "Devi semplicemente incassare il colpo, sederti e imparare la lezione… e capire come avremmo potuto fare meglio".
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