Cresce la suspense in vista di domani pomeriggio, quando l'aula di Palazzo Madama voterà la riforma del Mes, un passaggio decisivo per il futuro della maggioranza. Quel giorno gli occhi saranno puntati sull'ala ortodossa del M5S, il loro peso in termini di voti in aula, e su eventuali movimenti, assenze o defezioni, tra i banchi di Forza Italia.
Ieri sera filtrava ottimismo tra i vertici al temine della riunione in videoconferenza dei capigruppo 5S nelle Commissioni di Camera e Senato. Dopo ore e ore di estenuante confronto si è intravista un po' di luce alla fine del tunnel della trattativa tra "governisti" e "dissidenti" sulla risoluzione unitaria relativa alla riforma del Mes. Dei 16 senatori cinquestelle firmatari della lettera contro la riforma del Salva-Stati, la metà potrebbe rientrare nei ranghi, dal momento che alcune delle loro richieste sono state accolte nella risoluzione. Tra i più oltranzisti si segnalano Mattia Crucioli, Barbara Lezzi, Bianca Laura Granato.
Questa mattina alle 10 è prevista una nuova riunione del gruppo cinquestelle al Senato, dove si proveranno a sciogliere definitivamente gli ultimi nodi. Ad impensierire la maggioranza nel balletto dei numeri è anche la notizia della positività al Covid della ministra Luciana Lamorgese, che ha messo in allarme tutto il governo, compresi i tre ministri che sono anche senatori, cioè Stefano Patuanelli, Nunzia Catalfo e Teresa Bellanova. Una loro defezione farebbe calare di inaspettati tre voti il conteggio dei sì alla riforma.
Di fatto, se pure al Senato sette-otto pentastellati dovessero dare forfait, una pattuglia di almeno una dozzina di "responsabili" sarebbe pronta a dire Sì e supplire così ai voti mancanti. Del gruppo fanno parte innanzitutto i tre senatori "totiani" di Cambiamo!, ovvero Gaetano Quagliariello, Paolo Romani e Massimo Berruti, tutti ex Forza Italia.
A dichiarare apertamente il loro appoggio alla riforma del Mes con una lettera aperta indirizzata ai colleghi di Forza Italia anche i tre senatori Udc Paola Binetti, Antonio De Poli e Antonio Saccone, che rivendicano il loro Sì in nome delle "comuni radici europeiste e popolari" e dichiaratamente anti-sovraniste.
Pronti a votare Sì anche i tre europeisti di Azione-Più Europa Emma Bonino, Matteo Richetti e l'ex cinquestelle Gregorio De Falco, che hanno depositato una risoluzione favorevole.
Nel calcolo vanno conteggiati anche i voti a favore dei senatori a vita Mario Monti ed Elena Cattaneo.
Tra i "dissidenti" di Forza Italia, il senatore Andrea Cangini si è detto pronto a votare Sì solo se il suo voto non sarà decisivo.
Nel gruppo Misto si segnala il l'appoggio alla riforma del Mes di Sandra Lonardo, moglie di Clemente Mastella.
Se dunque dal punto di vista dei numeri il governo domani non dovrebbe essere in pericolo (al Senato servirà infatti una maggioranza relativa e non qualla assoluta pari a 161 voti), resta il problema politico di una maggioranza divisa che non riesce più a garantire autonomia all'esecutivo Conte.
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