“Portare sullo schermo il commissario Ricciardi” racconta il regista Alessandro D’Alatri “è stata un’avventura complessa. Avevo già affrontato gli anni 30 quando ho lavorato con Vittorio De Sica al film Il giardino dei Finzi Contini, poi nel mio film Americano rosso. In questo caso abbiamo ricostruito Napoli a Taranto, che è una città borbonica. Ho lavorato come un pendolo da Taranto a Napoli per restituire quell’epoca. La generosità delle città del sud, favorite dalle Film commission campana e pugliese, ci ha consentito di camminare agilmente. Non si poteva girare questa serie senza innamorarsi di Ricciardi, è stata la cosa più bella: un personaggio nato dalla fantasia è diventato un amico che mi ha preso per mano”.
Lino Guanciale è il commissario Ricciardi, la Napoli criminale del 1930
La serie Il commissario Ricciardi (produzione Clemart-RaiFiction) con Lino Guanciale protagonista, tratta dai romanzi di Maurizio De Giovanni (Einaudi), diretta da D'Alatri debutta su Rai1 il 25 gennaio. "Ricciardi ha un dono ereditato dalla madre che nessuno conosce, di raccogliere gli ultimi pensieri delle vittime di una morte violenta – spiega Guanciale – Peculiarità che se da un lato è utile nelle indagini, può portare giustizia, dall'altro lo tormenta come uomo, trova requie solo quando riesce a risolvere un caso. Il suo sguardo sul mondo è la chiave di tutto". Un mondo raccontato con tutti i dettagli da De Giovanni. “La letteratura di Maurizio ha facilitato il mio compito”, racconta D’Alatri “Ricciardi è un barone cilentano benestante che decide di fare il commissario. Vede le anime dei morti di morte violenta, è un dono e una dannazione. Ha il terrore di trasmetterlo ha un figlio, quindi teme il mondo femminile. Raccontarlo è stata la cosa più bella, noi che siamo abituati al melò, qui descriviamo un tormento. Il fascismo fa da sfondo, si sente l’opposizione al regime attraverso il dottor Modo (Enrico Ianniello). De Giovanni racconta tutte le classi sociali. Abbiamo attinto al patrimonio attoriale partenopeo, abbiamo 350 ruoli in queste prime sei puntate”.
Lettore entusiasta dei libri di De Giovanni, Guanciale è fiero di aver interpretato un personaggio affascinante, pieno di sfumature, fuori dal comune. “E’ stato un privilegio” spiega l’attore “A causa del suo fardello il commissario si isola ma è una scelta, una difesa anche per le persone cui vuole bene. E' un uomo empatico, con un grande senso del dovere, proteso verso gli altri e dotato di una sensibilità fuori dal comune. Ha un vissuto interiore pieno di emozioni e i suoi occhi, sono velati di malinconia, teme di far ricadere sulle persone che ama di più il peso del suo fardello, quello che De Giovanni chiama ‘il Fatto’, e che si porta dietro fin da bambino, che gli fa dividere la città tra mondo dei vivi e dei morti". “Il rapporto tra la vita e la morte è celebrato ogni giorno” aggiunge D’Alatri, “ovunque vedi ‘le capuzzelle’: i teschi li vediamo all’ingresso delle chiese, il napoletano vede il rapporto con la morte non solo con il dolore, ma per l’esorcizzarla. Napoli nella storia di Ricciardi ha un peso specifico che gli è stato dato da anni di storia”. Nel cast, formidabile, le donne della vita di Ricciardi: Maria Vera Ratti (la maestra Enrica), Serena Iansiti (la fascinosa Livia), Nunzia Schiano è la tata Rosa. Poi Antonio Milo, (il brigadiere Maione), Adriano Falivene (Bambinella), Enrico Ianniello (il medico legale Modo), Peppe Servillo, Fabrizia Sacchi, Mario Pirrello e Marco Palvetti.
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