Rubin di cognome fa Ritter, “cavaliere". E a 38 anni, il co-presidente di Zalando ha deciso di diventare il paladino di milioni di donne che devono rinunciare alla propria carriera per consentire ai mariti e ai compagni di perseguire la loro. Ha fatto una scelta radicale che ieri ha mosso poco il titolo in Borsa, ma molto i cuori. Il numero uno dell’azienda che da aggressiva start-up berlinese è diventata nel giro di una dozzina di anni la regina in Europa dell’abbigliamento online, ha scritto una lunga lettera ai dipendenti per annunciare il suo addio. Ritter rinuncia dall’anno prossimo dalla sua poltrona milionaria per consentire a sua moglie, che fa la giudice, di dedicare più tempo e più energie alla sua carriera. Un addio per amore.“Mia moglie ed io – ha annunciato – siamo d’accordo che nei prossimi anni sarà il suo lavoro a dover avere la priorità”. Dopo undici anni “unici, in cui Zalando aveva la priorità, voglio dare alla mia vita una nuova direzione”.
Già due anni fa, quando era nato il primo figlio, Rubin Ritter aveva confessato al settimanale “Zeit” che sua moglie “ama il suo lavoro, ed è esattamente il lavoro che vuole fare”. Soprattutto, “per lei il lavoro è importante quanto per me”. Adesso, nella lunga lettera ai dipendenti, il co-presidente ha ammesso di averci pensato a lungo. Con l’arrivo di un secondo figlio, che nascerà all’inizio del prossimo anno, il desiderio di dedicarsi alla famiglia, di “farla diventare il centro della mia vita” è diventato impellente. Il colpo di scena di Ritter significa per il colosso berlinese anche un recupero d’immagine notevole, dopo che l’azienda era stata criticata per anni per il muro di cravatte ai vertici. La capa del consiglio di sorveglianza, Cristina Stenbeck, ha sottolineato in un comunicato il “rammarico” per l’addio di Ritter, ma ha aggiunto di avere “il massimo rispetto” per i suoi motivi. Ma il problema delle “quote zero” in molte importanti aziende tedesche è diventato talmente imbarazzante da spingere di recente persino la riluttante Angela Merkel ad appoggiare una legge per imporre più donne ai vertici. E nella lunga era della prima cancelliera donna, il gender gap, la differenza tra stipendi tra uomini e donne, è migliorato di pochissimo.
Ritter, per molti anni è stato anche direttore finanziario di Zalando, è stato l’architetto della quotazione in borsa del colosso dell’abbigliamento, nel 2014. E ha contribuito enormemente all’espansione dell’impresa berlinese. Che oggi è attiva in 17 Paesi, conta 35 milioni di clienti e 14mila collaboratori e vanta un giro d’affari da 6,5 miliardi all’anno. Il colosso dello shopping online è un candidato serio per il Dax 40, il listino delle blue chip tedesche, dei titoli più pregiati della prima economia europea. Certo, il top manager cresciuto in McKinsey non lascia povero. Solo un paio di mesi fa, grazie a un’operazione finanziaria sui titoli dell’azienda, Ritter ha incassato quasi 40 milioni in un colpo solo. Ora che smetterà di compulsare indici e bilanci ha già lasciato intendere, come tanti ex pirati, ex nerdoni, ex geniacci dell’era tecnologica finiti a fare soldi a palate prima dei quaranta, che potrebbe dedicarsi, oltre che alla famiglia, anche alla filantropia.
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