Sono servite oltre dieci ore di Camera di consiglio per arrivare alla sentenza che ha chiuso il processo d’appello bis per gli scontri del 27 giugno e 3 luglio 2011 in Val di Susa tra le forze dell’ordine e il movimento No Tav. Condanne praticamente dimezzate, nessuna sopra i due anni. Attenuanti generiche concesse con generosità, revocate la maggior parte delle statuizioni civili, importanti assoluzioni per prescrizione che il procuratore generale ha definito vere e proprie “falcidiazioni”. Non cadono invece le accuse di resistenza a pubblico ufficiale come avevano chiesto con forza le difese.
Si racconta insomma una storia diversa per i 32 imputati rimasti in questo processo affrontato per la quarta volta poiché dopo il primo e il secondo grado, la Cassazione aveva annullato e rimandato tutto alla Corte d’appello per la ridefinizione delle pene. Sembrava che dovesse essere solo una questione di calcolo, invece la giornata si è trasformata in un’attesa interminabile.
Per la verità era già da un paio di udienze che il clima sereno di un Appello bis si era scaldato con un acceso botta e risposta dentro e fuori dall’aula, che in qualche passaggio aveva addirittura comportato l’arrivo in aula del procuratore generale Francesco Saluzzo a supporto dei pg Nicoletta Quaglino e Carlo Pellicano.
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di
Federica Cravero
Il processo per i disordini che seguirono lo sgombero del presidio della Maddalena nel 2011, era iniziato con 53 imputati accusati di reati che andavano da lesioni a resistenza, a devastazione. I due episodi in assoluto più eclatanti di vent’anni di protesta No Tav in valle. E sia in primo grado che in appello le sentenze erano state molto severe ma la Cassazione, rimandando la sentenza in appello, ha chiesto di ricalcolarle. Come conseguenza dell’eventuale applicazione di esimenti o attenuanti. Uno dei temi dibattuti nella rivalutazione delle prove acquisite è se i manifestanti avessero risposto a un lancio di lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine o se invece avessero attaccato per primi il cantiere della futura Torino-Lione.
"Siamo stati falcidiati dalle prescrizioni — ha commentato il procuratore generale Francesco Saluzzo — Ma gli imputati sono stati tutti con varie sfumature riconosciuti colpevoli di resistenza e violenza ai pubblici ufficiali. La sentenza fa passare il messaggio che questo tipo di manifestazione e le sue modalità continuano a costituire reato e vengono sanzionate". Ma la soddisfazione dei difensori è evidente: "È stata smentita l’impostazione che tutti i partecipanti a una manifestazione devono rispondere di tutto quello che accade", spiega l’avvocato Gianluca Vitale. “Una sentenza giusta che restituisce la giusta misura a un processo come peraltro era stato chiesto dalla Cassazione”, dice il legale Frediano Sanneris.
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