In barca a vela come in MotoGp: l'equipaggio dei campioni in carica di New Zealand e quello di Luna Rossa, protagonista della Prada Cup con l'obiettivo di sfidare i kiwis in Coppa America nelle acque davanti a Auckland, indossano caschi e giubbotti leggerissimi – meno di un chilo di peso – mutuati dalla tecnologia dei circuiti del motomondiale. Le protezioni per schiena, cassa toracica e clavicole degli atleti a bordo delle imbarcazioni, sono le stesse usate da Valentino, Marquez, Morbidelli e Mir. Ci pensa un'azienda vicentina, Dainese, che da mezzo secolo difende i piloti dalle conseguenze degli incidenti e ha salvato la vita a molti di loro. Il casco dei neozelandesi è firmato da Aldo Drudi, l'artista romagnolo che ogni anno disegna quelli coloratissimi e divertenti indossati dal Doc.
Un corpetto di appena 700 grammi
Il mare in qualche modo era già un comune denominatore, se è vero che Lino Dainese, l'imprenditore che ha fondato l'azienda veneta, ebbe l'idea del primo air-bag per motociclisti nel '94 durante un'immersione subacquea ("Mentre risalivo era entrata dell'aria nella muta, e mi sono sentito improvvisamente al sicuro"). La camera d'aria che si gonfia all'interno della giacca pochi millesimi di secondi dopo l'urto viene usata oggi anche nello sci, nella mountain-bike e nell'equitazione. In questi giorni di regate, a Luna Rossa vengono forniti i corpetti "sea-guard", che pesano appena 700 grammi: la protezione sulla schiena si estende fino al coccige, e copre le vertebre lombari. C'è una sacca idrica nella zona superiore della schiena, esattamente come per i piloti della MotoGP. Sul fianco destro, una tasca ospita una piccola bombola d'ossigeno per le situazioni d'emergenza. È possibile anche custodire un sistema d'interfono per comunicare col resto del team e il direttore di gara, più un coltello per tagliare le cime in situazioni critiche come quella che nel 2013 provocò la morte di Andrew Simpson.
Max Sirena: "Luna Rossa è l'Italia che non ha paura"
di
Marco Mensurati
Livrea d'autore
New Zealand utilizza il "sea-guard" italiano già dal 2016, grazie alla collaborazione Max Sirena, allora technical advisor degli All Blacks degli Oceani e attualmente team director e skipper di Luna Rossa: con quel giubbotto l'anno successivo vinsero la Coppa America. L'attuale è corto ed essenziale, per privilegiare la libertà di movimento. Nella zona posteriore, sul fianco sinistro, è presente la tasca per ospitare la bombola d'ossigeno. Insieme alle protezioni, i "sea-guard" integrano le funzioni di galleggiamento richieste dal regolamento. Il casco è fondamentale per tutti, anche perché con venti al limite del consentito si possono raggiungere velocità di poppa fino ai 50 nodi – l'equivalente di 92,6 kmh – e in caso di caduta gli impatti sull'acqua possono essere violentissimi. New Zealand usa quello di Dainese, ma con la livrea firmata da Drudi.
Campioni e tifosi
A proposito di contaminazioni, vale la pena ricordare che il giovane Joan Mir, fresco campione mondiale con la Suzuki, è un grande appassionato di vela e sta già passando le notti davanti alla televisione a vedere la Prada Cup, che designerà lo sfidante di New Zealand per l'America's Cup. Max Sirena di Luna Rossa, a sua volta, è un patito del motomondiale e vive a 2 chilometri dal circuito di Misano Adriatico.
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