LONDRA – Lo stallo della Brexit continua e allora Boris Johnson va a Bruxelles. È l'ultima chance per salvare un cruciale accordo commerciale e politico tra Regno Unito e Unione europea che oramai è sempre più in bilico, con il baratro del 31 dicembre e del "No Deal", la pericolosa uscita disordinata di Londra dall'Ue con possibili gravi conseguenze economiche, che si avvicinano inesorabilmente. Il premier britannico si recherà in Belgio, confermano fonti di Downing Street, "nei prossimi giorni", probabilmente in contemporanea con il Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre.
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dal nostro corrispondente
Antonello Guerrera
Andare a negoziare a Bruxelles, dove Johnson si è costruito la sua fama euroscettica da corrispondente del Telegraph negli anni Novanta e dove non si reca da quando è diventato primo ministro, era qualcosa che i suoi a Downing Street hanno sempre evitato. Non solo per quello che reputano un ambiente ostile, ma anche perché è ancora vivo (e negativo) il ricordo di Theresa May, predecessora di Boris, messa alla porta in sala di attesa mentre i leader europei discutevano di altri argomenti. Insomma, una mezza umiliazione secondo Number 10, ma che ora si è resa necessaria per cercare di trovare una soluzione politica al pantano negoziale nel quale sono invischiati da molti mesi i caponegoziatori Lord Frost per il Regno Unito e Michel Barnier per l'Ue.
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dal nostro inviato
Antonello Guerrera
Sarà dunque un drammatico show-down, da dentro o fuori, quello di Boris Johnson tra qualche giorno, per decidere il futuro del suo Paese – e di riflesso quello dell'Europa – che si manifesterà il 1° gennaio 2021, quando Londra abbandonerà irreversibilmente l'Ue dopo oltre 47 di appartenenza in Europa. Anche dopo la chiamata di stasera, i blocchi non riescono a trovare una sintesi per un accordo sui rapporti post Brexit: "Abbiamo deciso di far continuare ancora i negoziati nei prossimi giorni, perché permangono sostanziali differenze", hanno scritto Johnson e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen in un comunicato congiunto dopo la seconda telefonata tra loro in 24 ore. "I nodi irrisolti restano sempre gli stessi: la pesca, le norme sulla concorrenza e la governance" per la risoluzione di eventuali diatribe future.
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dalla nostra corrispondente
Anais Ginori
Ma ora non c'è più tempo. Regno Unito ed Unione europea devono decidere: divorziare con un accordo, commerciale e non solo. Oppure lasciarsi male, malissimo, con un No Deal, cioè l'uscita irreversibile di Londra dall'Ue senza un accordo, con tutte le complicazioni e i contraccolpi economici, finanziari e sociali che un azzardo simile potrà provocare, principalmente per il Regno Unito ma anche, come ripercussioni, per l'Europa. Gli addetti ai lavori oramai danno i due scenari entrambi a un 50% di possibilità. "È l'ultimo lancio di dadi", dicevano i negoziatori britannici ieri sera qui a Londra.Original Article
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