Siamo lombardi e orgogliosi di esserlo, ma oggi ce ne vergogniamo. Letizia Moratti, assessora al Welfare della regione Lombardia e vicepresidente della giunta, ha chiesto al commissario Arcuri di distribuire i vaccini alle regioni in base anche al Pil regionale.
Basterebbe citare l'articolo 32 della Costituzione, secondo cui "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della comunità, e garantisce cure gratuite agli indigenti", per silenziare tanta sciocchezza. Fortunatamente l'hanno già fatto in tanti, incluso il ministro Speranza, e da un punto di vista pratico la questione è già chiusa.
Naturalmente sono presto arrivate le successive imbarazzate precisazioni, sciocchezze quali "se si aiuta la ripresa della Lombardia, si contribuisce in automatico alla ripresa dell'intero Paese". Ma la realtà è che questa richiesta è stata fatta. E non è la prima volta che siamo costretti a leggere simili esternazioni da rappresentanti lombardi delle istituzioni. Pochi giorni fa il deputato europeo della Lega Angelo Ciocca dichiarò che "se si ammala un lombardo vale di più che se si ammala una persona di un'altra parte d'Italia": non ci si faccia ingannare, è esattamente la stessa affermazione della Moratti, detta in modo solo leggermente più volgare.
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È quindi importante capire dove portano simili affermazioni. E la risposta è chiara: basta applicarne la logica, senza alcun bisogno di forzarla, per capire che porta dritta all'eugenetica economica. Il Pil di una regione è la somma dei redditi guadagnati dai suoi abitanti: salari, stipendi, redditi degli autonomi, profitti. Nessun motivo per fermarsi alle regioni: la stessa logica andrebbe applicata anche all'interno della Lombardia. Il comune di Basiglio in provincia di Milano ha quasi otto volte il reddito imponibile per contribuente del comune di Cavargna in provincia di Como; dunque i Basigiliesi sono molto più preziosi per il Pil lombardo dei Cavargnoni (abbiamo controllato e si dice così) e vanno protetti meglio, con più vaccini. Ma non ha senso fermarsi qui: anche fra i residenti di Basiglio c'è chi contribuisce di più al prezioso Pil lombardo e chi meno. Sempre applicando la stessa logica, chi guadagna di più e contribuisce di più al Pil di Basiglio e quindi della Lombardia deve essere protetto per primo; e chi non guadagna, come i pensionati e gli invalidi, deve finire in coda.
La proposta della Moratti è anche un clamoroso boomerang, perché applicando questa logica l'Italia vedrebbe diminuire la sua quota di vaccini, dato che il suo Pil pro-capite è inferiore alla media dell'Unione Europea. Meglio non fare sapere ai nostri partner europei che in Italia circolano certe idee, potrebbero prenderci alla lettera e approfittarne
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Oltretutto, se lo scopo è minimizzare il contagio e decongestionare gli ospedali (e vogliamo sperare che sia ancora uno degli scopi principali dell'assessorato al Welfare) non è affatto chiaro chi sia meglio privilegiare nelle vaccinazioni. Si potrebbe argomentare che le persone meno abbienti, che hanno meno possibilità di isolarsi (per esempio perché vivono in appartamenti più affollati) vadano vaccinate per prime. Non siamo certo noi che possiamo risolvere la questione. Spetta agli scienziati, ma la scienza è stata da tempo espulsa dalla giunta regionale lombarda, e purtroppo non sembra che con il cambio di assessore, ora accomunato alla vice-presidenza della Giunta, vi sia ritornata.
La richiesta della Lombardia era morta ancor prima di arrivare sul tavolo di Arcuri. Ma perché siamo costrettti a leggere certe cose?
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