È sereno e pacato tanto quanto orgoglioso della figlia Maurizio Bassino, papà di Marta, la nuova stella dello sci azzurro. Maestro e allenatore di sci è stato il primo coach della figlia che ieri dopo il secondo trionfo in due giorni a Kranjska Gora in gigante è arrivata già al quinto successo in carriera in Coppa del mondo. L’atleta di Borgo San Dalmazzo, il comune a due passi da Cuneo dove vive la sua famiglia sta vivendo “il momento più bello della carriera”, Una stagione finora perfetta, frutto di anni di lavoro iniziati sotto la guida attenta ed esperta del papà.
Maurizio Bassino, sorpreso della stagione di Marta?
«Diciamo che sta facendo delle cose particolari, a cui da anni si puntava. Riuscire a farlo, però, è difficile».
A 24 anni il futuro è suo?
«Sì, è relativamente giovane, ma è da tanti anni che corre in Coppa del Mondo. E la carriera di una sciatrice dipende da tante cose».
Più orgoglioso per i risultati di sua figlia o per essere stato il suo primo maestro?
«Sono stato il primo a metterla sugli sci ma solo per giocare. Mia moglie e io siamo sempre stati appassionati di montagna e di sci. I nostri figli (Marta e due fratelli più piccoli, ndr fin da piccoli li portavamo in giro, sulla bici e sugli sci. Lo sport è importante».
Vivete in una zona in cui non mancano le opzioni per chi vuole sciare. Dove ha iniziato Marta?
«I primi passi li ha mossi a Entracque, poi Lurisia, Limone Piemonte. Entracque è piccolo, le piste sono più facili a misura di bambino. Un adulto preferisce andare a Limone, le piste sono più divertenti per chi sa sciare».
Si notava subito la sua predisposizione per lo sport?
«Era evidente fin da bambina. Se doveva correre venti metri con gli amici, era sempre prima. Anche a due anni. Anche a sciare, non cadeva mai. Che ci fosse qualcosa in piu si vedeva subito. Ma essendo allenatore di sci ho pensato che il primo obiettivo doveva essere divertirsi e vedere quello che sarebbe successo. Poi sono arrivate le prime gare e le vinceva…».
Il papà di Marta: "Sono stato il primo a metterla sugli sci"
Quinta vittoria in Coppa del Mondo, per Marta Bassino, e soprattutto doppietta in gigante: in ventiquattr'ore la campionessa di Borgo San Dalmazzo ha vinto due ori. Il padre, suo primo allenatore, la racconta: "Diciamo che sta facendo delle cose particolari, a cui da anni si puntava. Riuscire a farlo, però, è difficile". "Sono stato il primo a metterla sugli sci, ma solo per giocare. Mia moglie e io siamo sempre stati appassionati di montagna e di sci. I nostri figli fin da piccoli lo portavamo in giro, sulla bici e sugli sci. Lo sport è importante".
Leggi l'intervista di Domenico Marchese a Maurizio Bassino
Ha parlato di sport, quindi non solo lo sci?
«Era brava in tutto. A scuola studiava poco ma otteneva ottimi risultati. La ginnastica artistica, per l’equilibrio e l’intelligenza muscolare, era fondamentale e l’abbiamo iscritta. Anche lì era brava, otteneva splendidi risultati. Ma avendo lo sci come disciplina prevalente, la ginnastica artistica l’abbiamo lasciata perdere a 13 anni. Però ha continuato ad andare in bici, in montagna, a correre nei sentieri. Qualcuno mi diceva che ero matto, che dovevo andare piano. Ma se uno vuole evolversi deve provare tutto in libertà».
Tanto sport come conviveva con la scuola?
«Fino alla terza media ha avuto difficoltà, i professori non vogliono capire che ci sono altri interessi oltre alla materia che insegnano.
Per quanto sia importante. Hanno un po’ il paraocchi».
Poi è arrivata la svolta?
«Nelle superiori ci sono i licei sportivi, come quello di Limone che ha frequentato. Lì ha avuto la possibilità di far convivere studio e sci, poteva fare assenze in occasione delle gare senza lo stress dei compiti, poteva programmare le lezioni. Così andava bene a scuola, oltre che sugli sci».
Come ha vissuto, da adolescente, le privazioni degli atleti?
«Se fai sport le accetti. Se ti devi alzare alle 5.30 per raggiungere le piste e gareggiare non puoi andare in discoteca. Sono scelte, non imposizioni. L’ha sempre presa con il sorriso sulle labbra, non ha mai detto che si è persa la giovinezza».
Non solo talento, quindi, ma anche determinazione…
«Per andare avanti serve il talento, ma bisogna farlo sviluppare con la testa e l’aiuto di chi ti sta vicino».
Adesso Marta è la massima espressione dello sport cuneese?
«Diciamo che prima c’era Cuneo Volley, che catalizzava l’attenzione. Ma ci sono stati grandi sciatori nella nostra provincia. Stefania Belmondo, Paolo De Chiesa di Saluzzo in Coppa del Mondo… E sì, adesso c’è Marta».
Si aspettava che il fan club fosse così presente?
«Sono molto attivi, è vero. C’è grande affetto per Marta, non solo a Borgo. La riconoscono ovunque, anche quando ha il cappello tirato giù per cercare di passare inosservata (sorride, ndr)”.
Pensi nel caso in cui vincesse la coppa di specialità. Ci sperate?
«Se arriva la prendiamo sennò non ci rompiamo la testa. Anche perché ci sono atleti che sentono la pressione, altri meno. Ad esempio Petra Vhlova è un’organizzazione costruita per arrivare a vincere la coppa generale più che una semplice atleta. Marta non riuscirebbe a reggere una cosa del genere. Ma chi lo sa, magari sono semplicemente due modi diversi di vivere che potrebbero portare allo stesso risultato».
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