Noi di Bologna siamo gente particolare, che fa le cose in un certo modo. Siamo gente tranquilla, che vuol dire tante cose. Puntuali, precisi, solerti, un po’ quadrati, magari.
Il signor Primo è un bolognese tranquillo, e infatti quando la moglie lo chiama a casa per dirgli che lei e la figlia stanno tornando da una gita aziendale e che il pullman della cooperativa le lascerà dall’altra parte della città, non è che se ne sta lì ad aspettare l’ultimo minuto, col rischio poi di fare tardi. Al massimo aspetterà lui in macchina, mica si fanno attendere moglie e figlia che tornano stanche dal viaggio, no?
Così il signor Primo prende la sua Ritmo – siamo negli anni ’90, 6 ottobre 1990 – arriva in via Zanardi, parcheggia e si mette ad ascoltare la musica alla radio. Tranquillo, che per un bolognese significa anche paziente, placido, senza problemi.
A un certo punto, verso le 19.30, dopo una mezzoretta che se sta lì, tranquillo appunto, il signor Primo nota una cosa. C’è una tabaccheria dall’altra parte del piazzale, e davanti ci sono due uomini che hanno un fare un po’ sospetto, molto sospetto, si stanno infilando un passamontagna di quelli sottili che si portano sotto il casco quando si va in moto.
E infatti i due uomini tirano fuori le pistole e fermano un signore, vogliono farsi dare il borsello, il signore fa resistenza, cerca di scappare dentro la tabaccheria e allora gli sparano, ferendolo, poi entrano nel negozio, arraffano quello che c’è nella cassa, e corrono fuori, alla macchina che li aspetta.
Il signor Primo, lo abbiamo detto, è un bolognese tranquillo, che significa anche regolare, che vuol dire che sta in regola, liscio e senza spigoli, ma anche che le regole le rispetta e vuole che siano rispettate. Qualcosa che ha molto a che fare con il senso civico.
E infatti il signor Primo esce dalla sua Ritmo con un fogliettino e una biro e si mette ad annotare
il numero di targa dell’auto dei banditi, e intanto ha visto un signore che si è affacciato al balcone e allora gli dice di fare il 113, per chiamare la polizia.
L’auto dei banditi, però, non è una macchina come le altre. È una Uno bianca, anche se quella di colore sarebbe grigia. Di quelle usate dalla banda che comincia ad essere chiamata così, la Banda della Uno Bianca. E i due banditi sono Roberto e Fabio Savi, il “corto” e il “lungo”, capi di quel gruppo di killer che tra l’87 e il ’94 insanguinerà la zona con 103 azioni criminali, 23 morti
e 102 feriti.
L’auto è rubata e hanno in programma di abbandonarla comunque, non è una pista così compromettente, ma il Lungo riprende la pistola che ha appoggiato sul cruscotto, scende dall’auto e torna indietro, tira fuori il signor Primo dalla Ritmo e gli spara due colpi in testa.
E così, assurdamente, ferocemente e senza pietà, come i tre carabinieri ammazzati in un agguato al quartiere Pilastro qualche mese dopo, muore Primo Zecchi.
Un bolognese tranquillo.
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