Il sindaco d'Italia – slogan che Matteo Renzi ha attribuito a se stesso – si ritrova contro i sindaci anche ex renziani. Giorgio Gori di Bergamo, Dario Nardella, compagno degli inizi renziani a Firenze, Matteo Biffoni di Prato, Giancarlo Muzzarelli di Modena, Giuseppe Falcomatà di Reggio Calabria, Jacopo Massaro che a Belluno si presentò con una lista civica vicina a Renzi, così come Federico Borgna di Cuneo, oltre a Antonio Decaro di Bari e a Matteo Ricci di Pesaro. L'elenco è lungo. Ma la delusione e la rabbia dei sindaci è univoca: "La crisi di governo determinata da Renzi è una operazione incomprensibile e irresponsabile. Si risolva in fretta, non possiamo permetterci questa incertezza mentre siamo alle prese con la pandemia, la riapertura della scuola, il Recovery Plan".
Lo scrivono nella loro chat i sindaci di centrosinistra e civici, raccolti in Ali, l'associazione delle autonomie locali. Ricci, che ne è il presidente, racconta che stavano preparando un documento, un appello rivolto soprattutto a Renzi per evitare il peggio e affinché tutti si armassero di senso di responsabilità. Nella bozza era prevista anche la richiesta di rimettere insieme i cocci della maggioranza giallo-rossa, evitando di reclutare transfughi. Ma ora che tutto è accaduto, che la situazione è precipitata, il documento non avrebbe senso e comunque la rotta che i sindaci indicano è quella di riprendere la navigazione con il Conte 2, anche con un gruppo aggiunto di responsabili o costruttori che dir si voglia. "Da martedì il Conte 2 sia nel pieno delle sue funzioni e si ricominci a lavorare".
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Anzi. Ricci è convinto che negli stessi gruppi parlamentari di Italia Viva, chi ha un passato di amministratore non potrà non comprendere l'urgenza di procedere con questo esecutivo. Dice, il sindaco di Pesaro: "Gli ex amministratori di Italia Viva non li vedo all'opposizione, credo che rimarranno a sostegno del governo". E questo è tutto da vedere nelle prossime ore, se ad esempio i senatori renziani Eugenio Comincini, che è stato sindaco di Cernusco sul Naviglio, o Leonardo Grimani, ex sindaco di San Gemini, se la sentano di mandare tutto all'aria.
"È una crisi scollegata dalla vita e dai problemi delle città, di cui rischiamo di pagare un prezzo altissimo. Per questo i sindaci riformisti condannano Renzi – continua Ricci – a cui molti sono stati vicini sia quando era premier che come segretario del Pd, schierati nei comitati per il Sì al referendum costituzionale del 2016".
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Nella chat dei sindaci di centrosinistra il commento più frequente è: "Matteo Renzi poteva fare il ministro degli Esteri, invece sta per ritrovarsi all'opposizione con Salvini che pure, con una mossa da fuoriclasse, aveva contribuito a mettere fuorigioco". Dispiaciuti inoltre per la chiamata di responsabili in ordine sparso? Risponde Ricci: "Spesso non siamo stati d'accordo con il governo, ma non credo che oggi ci possa essere un governo migliore di quello che c'è. Per noi sindaci in piena crisi pandemica ed economica è ancora più surreale una crisi politica che davvero nessuno comprende". Sui Responsabili? "Meglio sarebbe se nascesse un gruppo politico compatto di sostegno a Conte, tuttavia non possiamo finire nel caos per una azione da irresponsabile".
A infiammare la rabbia dei sindaci, che si trovano sulla trincea dell'emergenza sia sanitaria che sociale, ci sono questioni concrete: appunto vaccini, scuola, risorse del Recovery, su cui rilanciano una proposta. La proposta è quella di affidare ai Comuni l'anticipo che l'Europa darà, circa 21 miliardi per progetti sugli asset che il governo ha definito.
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