ROMA – Il governo, sia pure logorato dalla possibile crisi, continua a lavorare al quinto decreto Ristori che dovrebbe chiudere – almeno per il momento – il piano straordinario di aiuti all'economia.
Questo quinto decreto comporterà un impegno di spesa da 30 miliardi (25 miliardi più altri 5,3 ereditati dal precedente decreto Ristori). Lo scostamento di bilancio richiede il voto (a maggioranza assoluta) del Parlamento dove Italia Viva – che pure vuole la crisi – ha assicurato il suo voto positivo.
Il decreto – che dovrebbe passare in un Consiglio dei ministri di questa settimana, ma non oggi alle 21:30 – prevede un rifinanziamento degli ammortizzatori sociali tra i 3 e i 5 miliardi. Sulla sanità saranno investiti altri 3 miliardi, di cui la metà destinata all'acquisto di nuovi vaccini.
Un ulteriore miliardo di liquidità andrà agli enti locali, a poche ore dall'allarme dell'agenzia di Moody's sul possibile default di Comuni e Regioni del nostro Paese. Per i Comuni è probabile il rinvio al 31 marzo dei termini per l’approvazione di bilanci preventivi e delle delibere sui tributi.
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a cura di
Lara De Luna
Il perimetro degli aiuti all’economia dovrebbe includere, stavolta, soggetti che non sono stati colpiti direttamente dal lockdown (come i fornitori di bar e ristoranti) e introdurre nuovi criteri di calcolo sulle perdite di fatturato, presupposto per incassare i sostegni statali.
Turismo invernale, il ministero dell'Economia stima in 2 miliardi le necessità del settore. Il quinto decreto Ristori se ne farà carico. E se l'Agenzia delle Entrate prepara l'invio di 50 milioni di atti (avvisi bonari, ma anche pignoramenti), il governo studia uno scaglionamento (come ha scritto Repubblica oggi in edicola).
La materia è complessa. Non si può escludere un provvedimento fiscale ad hoc, anche se gli spazi per l'esame in Parlamento sono ristretti.
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