Un pilastro per il mondo dell'arte contemporanea. Se ne è andata a 94 anni a Firenze Lara-Vinca Masini, pioniera e critica militante di origine toscana, studiosa e ricercatrice instancabile capace di dare voce, dagli anni '60 in poi, alle posizioni più radicali e sperimentali, spesso in controcanto rispetto a un panorama istituzionale disposto con fatica a mollare gli ormeggi con la tradizione nel nome di un dialogo – per lei indispensabile – con la novità. Sostenitrice della necessità di "una memoria non ripiegata su sé stessa, ma usata come stimolo per il recupero di una creatività nutrita di una linfa nuova che ritrovi, anche nel passato, una sorta di preveggenza di un futuro non scontato", Masini ha legato indissolubilmente il proprio nome, fra i tanti progetti da lei curati, alla manifestazione "Umanesimo/Disumanesimo. Arte italiana 1890/1980" con cui, quarant'anni fa, apriva un inedito confronto fra arte contemporanea, memoria storica e pensiero critico sul presente: un evento spartiacque per un'intera generazione di operatori culturali fiorentini, che oggi piangono una voce intensa e precorritrice. Definisce Masini "una maestra e un'amica" Giancarlo Cauteruccio, a lei legato da numerose collaborazioni, mentre Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento, ricorda come "il suo più grande valore sia stato far convivere una doppia dimensione: non ha mai perso il contatto con la militanza, e non ha mai abbandonato il rigore storico. A lei dobbiamo la più importante "enciclopedia" dell'arte del Novecento, edita da Giunti".
Una "perdita enorme per Firenze" per l'assessore alla cultura di Palazzo Vecchio Tommaso Sacchi che le dedicherà – ha annunciato – un convegno nazionale sui musei nel post Covid. E proprio il mondo della cultura, fiorentino e non solo, intorno a Masini si era stretto dopo che, nel 2014, il Mibact aveva rifiutato alla storica dell'arte, in gravi difficoltà economiche, il vitalizio della Bacchelli: la sua fama non sarebbe stata adeguata ai canoni della legge del 1985. Molti gli intellettuali, da Tomaso Montanari agli architetti Claudio Nardi, David Palterer, Alberto Breschi che si erano mossi con un appello, inascoltato. È del 2010 invece l'accordo con cui Masini decise la cessione post mortem al Centro Pecci di Prato del suo monumentale archivio: 200 mila documenti fra cataloghi, carteggi e opere grafiche dagli anni '40 a oggi che la critica avrebbe gestito, finché in vita, nel suo appartamento, grazie a un finanziamento dell'allora Ente Cassa di risparmio di Firenze. E proprio al Pecci è stato presentato due mesi fa "Lara-Vinca Masini. Scritti scelti 1961-2019" (Gli Ori), volume a cura di Alessandra Acocella e Angelika Stepken che, per la prima volta, ne raccoglie sei decenni di lavori.
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