ROMA – Le chat di Palamara sono ancora e sempre lì, per essere giudicate dai colleghi dell'Anm. Anche se, tuttora, il sindacato dei giudici non è riuscito a ottenere da Perugia una copia ufficiale. Ma ancora una volta l'Anm ha rischiato di dividersi pure sulla scelta dei nuovi probi viri. Perché subito è arrivato il reciso niet di Magistratura indipendente, che fa parte della maggioranza, alla riconferma del precedente team sostenuto invece dalla sinistra di Area. Erano i cinque colleghi (Bruno Di Marco, Fausto Cardella, Antonino Porracciolo, Giuseppe "Gimmi" Amato, Claudio Viazzi) che avevano proposto, e poi ottenuto, di espellere dall'Anm, di cui era stato anche presidente, Luca Palamara.
Ma Antonio Sangermano – ex pm del processo Ruby, ex Unicost transitato in Magistratura indipendente, ma nella lista Movimento per la Costituzione – si è opposto nettamente. Alle viste c'era una nuova frattura, a meno di un mese dalla sofferta elezione del nuovo presidente dell'Anm, Giuseppe Santalucia di Area. Proprio Area – dopo una riflessione davanti a un panino – ha fatto un passo indietro e ha rinunciato alla riconferma dei precedenti probi viri. Ma non è mancato, come vedremo, anche lo scontro sul nome di Felice Lima, proposto dal gruppo Articolo Centouno, l'unico all'opposizione con i suoi 4 eletti.
Dunque la pausa per pranzo ha evitato la frattura nel governo dell'Anm. E alla fine, dopo oltre tre ore di discussione, eccoci ai nomi, di cui almeno uno, quello dell'ex procuratore generale di Milano Roberto Alfonso, proposto da Mi, potrebbe far discutere, visto che è stato protagonista di numerose frizioni con la procura diretta da Francesco Greco, per via delle sue avocazioni, tra le quali si possono ricordare quelle che riguardano un'inchiesta sul sindaco Sala e sul delitto Caccia. Ma Alfonso è stato protagonista anche di un altolà con il Guardasigilli Alfonso Bonafede quando, all'inaugurazione dell'anno giudiziario dell'anno scorso, proprio a ridosso del Covid, ha bocciato pubblicamente la sua riforma della prescrizione definendola "incostituzionale".
Dunque cinque nuovi probi viri riapriranno il dossier sulle chat di Palamara. Dossier aperto anche alla procura generale della Cassazione, nonché al Csm per via dei processi disciplinari. Tema di fatto tuttora caldissimo. Praticamente eletti tutti all'unanimità, tranne qualche astensione. Viene scelta Gabriella Luccioli, indicata da Area, con 34 su 36 voti (si astengono Maria Angioni e Ida Moretti di Articoli Centouno). Toga in pensione, è entrata in magistratura con il primo concorso che nel 1965 aveva aperto alla presenza delle donne. È stata presidente di sezione della Cassazione e autrice di importanti pronunce sul caso di Eliana Englaro. Ha anche fondato l'Associazione donne magistrato.
Un altro en plein per Francesco Greco, indicato da Unicost, oggi procuratore a Napoli Nord ma in pensione da febbraio, e per molti anni procuratore aggiunto a Napoli. Tutti per lui, tranne l'astenuta Angioni. Va nello stesso modo per Giuseppe Corasaniti, indicato da Autonomia e indipendenza, giurista esperto di diritto informatico (35 sì, Angioni astenuta). Stesso risultato anche per Roberto Alfonso.
Tensione invece sul nome di Felice Lima, indicato da Andrea Reale e Giuliano Castiglia di Articolo Centouno. Lima, oggi sostituto procuratore generale a Messina, ex pm a Catania e poi giudice civile, è una delle voci più critiche della magistratura italiana. Per lui arriva il niet di Silvia Albano di Area che ricorda, ma senza dettagli, un'inchiesta disciplinare per via del caso Li Pera, pentito gestito dal Ros nel 1993, che aveva fatto accuse alla procura di Palermo, con conseguente scontro tra Lima e i vertici della sua procura. Albano sostiene che un'inchiesta disciplinare può creare un problema per eleggere un probo viro. Segue uno scontro furibondo con Reale che invece difende Lima. Ma nella votazione lo stesso Lima prende solo 5 voti, con 14 astensioni e 17 contrari. A questo punto Articolo Centouno rilancia su Gioacchino Romeo, ex giudice a Trieste e in Cassazione, che viene eletto con 31 voti.
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