"L'amico mio ne ha addormentato uno, l'ha messo a nanna". I giovani che sabato pomeriggio si sono dati appuntamento per darsele di santa ragione sulla terrazza del Pincio non erano ancora nati quando negli anni '90 la prima gang di rapper romani aveva conquistato il marciapiede tra la fermata della metro e il vecchio fast food in piazzale Flaminio. Sognavano la ribalta musicale che poi è arrivata, ma nel frattempo bullizzavano i coetanei di passaggio, qualcuno finiva dritto nei cassonetti. Erano la "mafia del Flaminio": strofe sincopate e sottocultura di strada.
Più Stati Uniti che America latina. Adesso che le comitive non si chiamano più comitive ma "gang", che i social non giocano più solo il ruolo di piazza virtuale, ma aiutano a bucare l'isolamento imposto dalle misure anticontagio, accade che ci sia dia appuntamento online per poi picchiarsi nella realtà.
Rissa al Pincio. Il racconto shock dei baby picchiatori: "Vedemose e menamose"
"Vedemose e menamose". I veri protagonisti non sono poi molti, a differenza della grande maggioranza di astanti. Le nuove gang di periferia sono formate da ragazzi in piena adolescenza, qualcuno appena maggiorenne, che strizzano l'occhio alle "pandillas", alle bande criminali d'ispirazione latino americana, "Mara Salvatrucha" (M13), Latin kings, Barrio 18, presenti in misura contenuta certo, da anni a Genova e stanno sputando anche a Roma. Alla Magliana per esempio. Ma anche all'Alessandrino, Torre Spaccata, Tor Bella Monaca, Cinecittà.
Vivono lì i giovani che sabato alle 17 si sono radunati al Pincio. Si cibano quotidianamente sui social di una sottocultura che è un brodo, un po' di rap, un po' "Mara Salvatrucha", un po' 1727 "Ho preso il muro fratellì"".
Dietro, c'è la voglia di confrontarsi, il sentimento di ribellione caratteristico dell'età.
Sabato l'appuntamento si è allargato sulle pagine Instagram, tramite le chat di WhatsApp. Sono calati a centinaia per assistere allo scontro tra due ragazze, una di Setteville, che, a quanto racconta uno dei presenti a Repubblica, avrebbero dovuto picchiarsi all'imbrunire. Una delle due avrebbe dato forfait.
Rissa al Pincio. Il racconto shock dei baby picchiatori: "Quello ha ribaltato la gente"
Ma quella piazza, piena di 13enni ("sono tutti nati tra il 2001 e il 2007") costretti da mesi a sopravvivere con la socialità ridotta al lumicino, si è rivelata il luogo perfetto per misurare la supremazia tra le gang di periferia. Non con la musica, con le mani.
"L'ho visto quello che ha ribaltato la gente – commentano a tarda notte su Instagram due protagonisti della rissa – Se so sbracati in tre, poi siamo arrivati noi, che te lo dico a fa…".
Ecco il vaso comunicante. Dalla piazza reale a quella virtuale e viceversa. "Sono ragazzini che vogliono far "casino" – spiega a Repubblica un giovane che ha partecipato alla fase rovente della rissa, che vuole rimanere anonimo – poi chiamano gli amici per risolvere il problema. Io, per esempio, stavo facendo un giro in Centro e mi sono ritrovato in mezzo alla rissa dopo la chiamata di alcuni amici". La dinamica è sempre quella del muretto. Declinata attraverso nuovi modelli di riferimento e amplificata dai social.
Rissa al Pincio. Il racconto shock dei baby picchiatori: Gossipderomaa, il profilo chiave
Oggi che i Paninari hanno raggiunto ampiamente la mezza età, c'è la "gang" con la tuta rossa. I luoghi di raduno sono i profili Instragram come "Gossipderomaa", una sorta di moderno "Gossip girl" che svela "risse, fidanzamenti, tutto ciò che succede in città". È lì che le due adolescenti si erano date appuntamento per picchiarsi. C'è stato uno scontro tra tre gruppi e i video che finiscono su "risse italiane" (Telegram) e "risse romane" (Instagram).
I carabinieri della compagnia Roma centro guidati dal maggiore Fabio Valletta sabato sono intervenuti sul posto. Appena ha visto le divise la folla è scappata verso piazza del Popolo, che è stata poi liberata dagli assembramenti in collaborazione con la polizia. Sono stati identificati diversi ragazzi (qualcuno con precedenti), tra i quali un minorenne che è stato riconsegnato al padre, il quale si riserverà di testimoniare informazioni utili sull'accaduto qualora il figlio ne avesse. Nessuno tra i fermati aveva ferite o contusioni. Le indagini proseguono, attraverso l'analisi dei contenuti pubblicati sui social e le immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza, al Pincio e dentro alla fermata della metropolitana. All'interno della quale sembra essersi consumata un'altra aggressione.Original Article
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