In un anno così difficile, segnato dal nuovo coronavirus, ogni tanto fa bene sentire anche qualche storia positiva. Margherita ha 21 anni, una passione viscerale per i cavalli, è al secondo anno di veterinaria e sogna di diventare una vera professionista del mestiere. Nonostante il Covid-19 abbia completamente cambiato la sua vita da univeristaria, Margherita trova il lato positivo di ogni giornata (non senza grosse difficoltà). "Questa pandemia ha stravolto il nostro modo di seguire le lezioni e di lavorare sul campo – ci racconta – ma quando hai un obiettivo fai di tutto per raggiungerlo".
Ciao Margherita, come stai?
"Bene, stavo studiando (ride, ndr). Con le lezioni a distanza è un po' più difficile stare alla pari con tutto".
Come è cambiato il tuo percorso universitario a causa del Covid?
"Stiamo seguendo le lezioni da remoto, è un po' complicato ma ci si arrangia. Diciamo che ho trovato nella didattica a distanza sia aspetti positivi che negativi. Di positivo c'è la disponibilità dei professori, capiscono il momento e le difficoltà. Ma ci sono – purtroppo – molti risvolti negativi. Non c'è più l'interazione fra colleghi e fra professori e studenti, a volte ci si mette pure la tecnologica (magari quel giorno non ti va il computer). L'aspetto sicuramente più negativo riguarda quello dei tirocini, abbiamo dovuto interrompere tutto e per una professione come la nostra è davvero un duro colpo".
Da dove nasce questa tua passione per gli animali?
"Fin da bambina avevo questo amore per gli animali. Ho sempre voluto cani, gatti, animali di tutti i tipi. I miei genitori mi hanno fatto prendere una gatta che purtroppo ci ha lasciati di recente. Forse, do l'origine di tutto questo amore proprio a lei che era un po' la mia migliore amica da piccolina. Da bambina ho anche iniziato ad andare a cavallo e grazie all'equitazione mi sono avvicinata tantissimo a questo mondo. E in generale a quello degli animali. Ma soprattutto ho iniziato a capire le difficoltà che bisogna superare per comprendere le differenze fra uomo e animale".
Mi hai parlato della differenza fra il mondo umano e quello animale, è difficile creare un ponte fra queste due realtà?
"Come per ogni professione esistono persone più o meno portate per questo. Se sei più sensibile e comprensiva riesci a superare di più questa differenza e a creare un ponte. Il veterinario cura l'animale, ma non riceverà mai un grazie o un segno di affetto. Anzi, l'animale sarà terrorizzato da te perché lo hai toccato o punto. Ma superare questo ostacolo fra i due mondi è una soddisfazione bellissima. Riesci a capire i loro sguardi, gesti, movimenti che magari per altre persone non hanno significato. Ad esempio, tocchi il cavallo sulla pancia e lui si sposta anche solo di due millimetri? Significa che a lui non piace e magari il movimento è impercettibile. Gli animali ti stupiscono sempre".
Mi spieghi come sei arrivata alla facoltà di veterinaria?
"Dopo il liceo scientifico, ho fatto il test per veterinaria. Un ostacolo difficile da superare che mi ha bloccata la prima volta. Più o meno il 7% dei candidati (che sono tantissimi) riesce a superarlo. Il primo anno mi sono fatta prendere dall'ansia e non sono riuscita a passarlo. Ho subito cercato di vedere il lato positivo di quella che poteva sembrare una sconfitta e mi sono iscritta a Scienze zootecniche. Così ho ripassato quelle materie che magari avevano bisogno di essere più approfondite. L'anno successivo, quando ho riprovato il test d'ingresso, l'ho passato. Sentivo che era il mio anno, ero pronta. Ero molto soddisfatta, anche i miei genitori erano felicissimi. Forse più di me (ride, ndr). Da qui è iniziato il mio percorso (l'università dura cinque anni e poi è possibile specializzarsi. Ma già in questi anni, a seconda dei tirocini che scegli, ti specializzi più in un ambito piuttosto che in un altro. Anche se tutti devono conoscere la base per svolgere la professione) un percorso difficile ma che dà tante gratificazioni. Serve tanto impegno e devozione, ma se senti che questa è la tua strada non molli per nessuna ragione al mondo".
Dopo i cinque anni di università, si riesce a trovare lavoro?
"Finito il tuo ciclo di studi, sei già medico abilitato e quindi puoi lavorare. Per lavorare intendo seguire un veterinario con alle spalle una bella esperienza perché dopo i cinque anni di università non sei ancora un medico formato. Ci vogliono anni di pratica. Comunque c'è da sottolineare che la percentuale di impiego dopo l'università è altissima: circa il 90% trova subito lavoro".
Cosa ti senti di consigliare ai giovani che spesso si lasciano scoraggiare quando gli ostacoli sembrano essere insormontabili?
"Nonostante le difficoltà, anche io le ho avute e penso un po' tutti, non bisogna mollare. Se credi in un progetto, vai fino in fondo. Si hanno delle grandi soddisfazioni. Quando non ho passato il test, ho avuto un attimo di sconforto. Poi mi sono fermata e mi sono detta: 'Con calma riparto, riprendo dalle basi e mi prendo quel posto'. Quel piccolo incidente di percorso mi ha dato una forza incredibile. Se è davvero quello che vuoi fare nella tua vita, ne vale assolutamente la pena. Con questa professione scopri cose, dettagli che mai ti saresti immaginato. Vivere in sintonia con gli animali è davvero qualcosa di speciale".
In bocca al lupo Margherita!
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