"Gentile Michele Serra, siamo una Comunità di base di periferia (Scampia-Napoli), abbiamo inviato una proposta alle Istituzioni e ad alcuni giornali. Non siamo stati degnati di alcuna risposta. Le sembra tanto paradossale e ingenua la nostra proposta? La solidarietà parolaia e pelosa la consideriamo un'ipocrisia inaccettabile".
Aldo Bifulco (Comunità di base del Cassano)
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Riassumo, per obbligo di brevità, il documento di questa piccola comunità cristiana, che si rifà all'enciclica Fratelli tutti di papa Francesco. La proposta è "una sorta di patto sociale di solidarietà tra tutti coloro che, in questa fase, mantengono integro il proprio reddito e quanti, invece, lo vedono ridotto o addirittura azzerato" attraverso "una tassa di scopo che preveda per un determinato periodo di tempo (sei mesi?) una trattenuta dai redditi (escludendo quelli bassi) modulata, per esempio, con una percentuale differenziata, 0,90 per cento per i redditi alti, 0,75 per cento per i redditi medi. Si costituirebbe, così, un Fondo Nazionale che potrebbe essere gestito in parte dal Governo, in parte dagli Enti Locali, avvalendosi magari della collaborazione dell'associazionismo volontario e del Terzo Settore". La proposta è stata indirizzata a tutte le autorità politiche e istituzionali del Paese.
Non si amareggi, caro Caruso, per non avere ricevuto risposta. Il periodo è drammatico e confuso; è presumibile, per giunta, che esistano decine se non centinaia di iniziative come la vostra. Nel mio piccolo, ho ricevuto testimonianze di lettori che, da soli o in gruppo, hanno fatto quello che potevano per dare una mano, e parlo di quattrini, non di belle parole. Certo, altro sarebbe se fosse il governo a decidere come e quando organizzare un fondo di solidarietà nazionale (l'Europa sta già dando, e molto), che significa, nel concreto, mettere mano a una piccola ma significativa redistribuzione dei redditi. Prima di tutto mettendo fine allo scandalo pluridecennale dell'evasione fiscale, che in Italia è largamente il primo elemento di disparità e ingiustizia. Poi, data l'emergenza, varando qualche provvedimento che "metta le mani nelle tasche degli italiani", come usa dire, con vociante volgarità, la destra politica, non abbastanza contrastata da una sinistra smarrita e incerta. E non parliamo del vero e proprio terrore suscitato dalla parola "patrimoniale". Io non penso che si tratti solo di cattiva volontà. Si tratta soprattutto di debolezza: la debolezza della politica, messa alle corde, per troppi anni, dagli interessi privati, quelli forti e quelli un po' meno forti.
Questo duro periodo ci ha aiutati, comunque, a capire meglio su quale strano equilibrio si regge, da almeno un paio di generazioni, il sempre più asfittico sviluppo italiano. Riassumo in maniera molto drastica, ma credo non sbagliata: i lavoratori dipendenti hanno ottenuto molte garanzie a fronte di un obbligo fiscale ineludibile. I lavoratori autonomi hanno avuto molte meno garanzie in cambio della licenza di evadere. Dato il quadro, è ovvio che la pandemia abbia colpito con meno durezza chi aveva una busta paga garantita o ha potuto accedere alla cassa integrazione. E abbia invece messo in ginocchio quasi tutto il vasto campo del lavoro autonomo, eccezion fatta, ovviamente, per chi si era coperto le spalle mettendo da parte un po' di fieno in cascina. Che dire ancora? La vostra proposta aiuterebbe a far fronte all'emergenza. Quanto al quadro strutturale della nostra società, mi sembra che sia da rifare dalle fondamenta, ma la politica è troppo debole per poter pensare – solamente pensare – di poterlo fare. Buon Natale alla vostra comunità e a tutti i lettori.
Sul Venerdì del 24 dicembre 2020
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