Si continua a indagare senza sosta per ricostruire gli ultimi pezzi di vita di Stefano Ansaldi. Gli ultimi anni, gli ultimi investimenti, gli ultimi rapporti. Ma anche gli spostamenti e gli eventuali contatti avuti nelle tre ore milanesi, da quando sabato scorso è sceso dal treno in arrivo da Napoli, senza un biglietto di ritorno, a quando nel tardo pomeriggio è morto, sgozzato, sotto un'impalcatura in via Macchi, nei dintorni della stazione Centrale.
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L'ipotesi che nel corso delle indagini – condotte dai carabinieri della seconda sezione del Nucleo investigativo guidati dai tenenti colonnelli Antonio Coppola e Cataldo Pantaleo e coordinati dal pm Adriano Scudieri e dal procuratore aggiunto Laura Pedio – sta prendendo sempre più piede è che la morte del ginecologo campano di 65 anni sia l'epilogo di un gesto volontario. Dai motivi ancora incerti e sui quali gli investigatori stanno cercando di fare luce.
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Le indagini non sono comunque concluse. Si lavora per escludere con certezza la pista dell'omicidio. Finora, gli elementi raccolti, fanno propendere però per uno scenario diverso, quello appunto del suicidio. Da giorni i carabinieri stanno visionando migliaia di frame delle telecamere di sorveglianza, nella zona della stazione Centrale e dei dintorni. Senza trovare però immagini di qualcuno che fugge o che ha a che fare col medico prima della sua morte. La telecamera di via Macchi all'angolo con via Vitruvio, quella che aveva ripetutamente filmato Ansaldi pochi minuti prima, in un andirivieni nervoso, non ha più immortalato nessuno nei minuti successivi alla morte. Anche la testimonianza del passante, che per primo ha lanciato l'allarme alle 18.06 di sabato, è in linea: quest'ultimo ha visto agonizzare il 65enne ginecologo originario di Benevento, con la gola squarciata, la giugulare aperta, dissanguato in pochi secondi. Ma non ha visto allontanarsi nessuno. E sul coltello non ci sono impronte, il Rolex di fianco al corpo. I carabinieri stanno analizzando i tabulati telefonici del cellulare di Ansaldi, che risulta essere stato spento un'ora prima della sua morte e che ancora oggi non è stato trovato. E si sta ancora cercando di capire, per fugare ogni dubbio, se l'uomo avesse comunque un appuntamento a Milano.
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Massimo Pisa
I carabinieri di Napoli hanno ascoltato la moglie, che viveva con lui nonostante fossero separati. Cercando indizi anche sulla situazione economica dell'uomo, che non risulta florida. I familiari, chiedono "particolare e maggiore riserbo" attraverso l'avvocato Francesco Cangiano, confermano "la più ampia fiducia nei confronti della magistratura e nella polizia giudiziaria che lavorano incessantemente per trovare i colpevoli del brutale assassinio del loro congiunto " e "confidano che sia rispettato il loro profondo dolore".Original Article
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