Prefetta Carmen Perrotta, che Natale sarà?
«Ciascuno di noi sarà chiamato a non abbassare la guardia, a non cedere alla tentazione di allentare le misure di prudenza che abbiamo imparato – direi responsabilmente – a seguire durante i mesi del lockdown. Oggi attraversiamo una fase delicata perché stiamo cercando, faticosamente, di contemperare la necessità di contenere la diffusione del Covid con l’esigenza di non paralizzare il corso delle attività economiche nel Paese. Non c’è dubbio che il desiderio di socialità, di vicinanza durante le feste diventi più forte.
E tuttavia non possiamo permetterci di smarrire la consapevolezza dell’estrema fragilità dell’equilibrio che stiamo, a costo di sacrifici altissimi, provando a ricostruire, abbiamo la responsabilità di non dimenticare il peso del dolore che, individualmente e come comunità, abbiamo vissuto e stiamo ancora, purtroppo, vivendo.Spero che la luce che si comincia a intravedere in fondo al tunnel ci aiuti a mantenere saldo il timone dei nostri comportamenti, con la consapevolezza che ogni comunità vive solo nel rispetto di tutti coloro che la compongono».
Che impressione si è fatta di Genova e dei genovesi in questo anno così complicato?
«La percezione di fiducia che – spero – sia emersa dalla prima risposta attinge in parte proprio dall’impressione che Genova e i genovesi mi hanno restituito dal giorno in cui, da Prefetto, ho cominciato a conoscere da vicino questo territorio. Questa comunità ha saputo dimostrare, non a parole ma con i fatti, di saper rispondere di fronte alle prove più dure con coraggio, con orgoglio e con capacità. Non possiamo dimenticare che le incertezze, le paure, le sofferenze portate in sorte dalla pandemia abbiano colpito, nel corso di quest’anno così difficile, una città che portava ancora chiari i segni della ferita profonda causata dal crollo del ponte Morandi.
Come all’indomani di quella tragedia anche in questo frangente, la mia impressione è che la gente di Genova stia dimostrando di saper fare quadrato, di saper reagire coesa con la forza della solidarietà, con il senso della sorte comune, con lo spirito di appartenenza collettiva.
È una comunità che magari mugugnerà anche, ma che non si piange mai addosso, sa rimboccarsi le maniche nei momenti più duri, mostrando la forza per tenere dritta la schiena, la capacità di provare a trasformare i problemi in risorse».
Qual’è stato il momento più difficile che ha vissuto secondo lei la città in questo anno da prefetta?
«È difficile fare una classifica delle difficoltà affrontate, anche perché chi ricopre un incarico pubblico si trova sempre a fare i conti con problemi che impattano sugli interessi di una comunità, su una sfera più o meno ampia di collettività, sui diritti o sugli spazi di libertà dei cittadini. Certo, le criticità affrontate di fronte alla paralisi della viabilità autostradale ligure vissuta la scorsa estate la ricorderemo a lungo. Il serrato piano di ispezioni condotte sulle oltre 280 gallerie della nostra rete autostradale ha impattato pesantemente sul territorio proprio quando, dopo il periodo del lockdown, i comparti produttivi, le attività turistiche e in generale la vita dei cittadini provavano faticosamente a ripartire. A parte questo, le preoccupazioni e le attenzioni più grandi restano legate alla necessità di tutelare le fasce più deboli della nostra comunità, esposte alle ricadute economiche dell’emergenza sanitaria, alla importanza di intercettare per tempo i segnali di possibili criticità e conflittualità sociali, alla necessità di prevenire ogni pericolo di interferenza di interessi criminali sull’economia legale, ogni rischio che il crimine possa insidiosamente approfittare di nuove e più diffuse povertà. Su questi fronti, la soglia di attenzione delle istituzioni è e rimarrà altissima».
Covid e regole. I genovesi sono disciplinati secondo lei?
«Direi di si, complessivamente i genovesi sono stati e continuano ad essere abbastanza rispettosi delle misure di cautela prescritte.
Dopo un primo periodo di comprensibile smarrimento, giorno dopo giorno le regole di comportamento per contenere la trasmissione dei contagi sono state sempre più comprese e, quindi, rispettate. Del resto, non va sottovalutata la difficoltà di affrontare un pericolo sconosciuto e invisibile che, nel volgere di poco tempo, ha interrotto la normalità del nostro vivere. Ritengo che un ruolo importante lo giochi la comunicazione che deve essere in grado di trasmettere una corretta percezione del rischio cui tutti noi siamo esposti, così come fondamentale è la chiarezza delle regole cui i cittadini sono chiamati a uniformare i propri comportamenti».
A Genova nel 2020 crollo di furti, scippi e spaccio di droga
di
Massimiliano Salvo
Come vi orienterete nelle festività natalizie?
Sarà una presenza discreta e soft quella delle forze dell’ordine o serve più incisività secondo lei?
«Mi pare che ci sia una piena condivisione sul fatto che sia necessaria la massima prudenza nei comportamenti, tanto più alle porte di un periodo dell’anno che spinge a cercare i contatti, a vivere con socialità. Purtroppo questo virus non fa sconti. E davanti, peraltro, ci aspettano appuntamenti importanti, la ripresa della scuola, la partenza della campagna di vaccinazione: dobbiamo arrivarci meglio che sia possibile. Per questo i controlli saranno seri, attenti, scrupolosi, per evitare che i comportamenti irresponsabili di pochi possano pregiudicare l’impegno di tanti che, responsabilmente, usano le mascherine, rispettano il distanziamento, evitano gli assembramenti. Posso dire che la fermezza nei controlli sul territorio sarà molto alta, come deve essere».
Spesso si parla dei problemi del Centro Storico accentuati dalla pandemia e dal lockdown? Che idea si è fatta?
«Genova ha un centro storico splendido, Lo frequento tutte le volte che posso e ogni volta è un viaggio emozionante tra arte, cultura, storia, eleganza, identità.
Certe aree, purtroppo, soffrono di una condizione di degrado, in parte dovuta anche al fatto che molte attività commerciali che un tempo animavano la città vecchia, da un certo momento in poi si sono allontanate per spostarsi altrove.
E come spesso avviene, dove trova spazio il degrado, lì trova terreno fertile l’illegalità che nel centro storico è fatta prevalentemente di microcriminalità, di spaccio, di prostituzione. Sono fenomeni molto radicati, contro cui lo sforzo mirato, messo in campo dalle forze dell’ordine con il coordinamento della Prefettura sta permettendo di raccogliere frutti sempre più concreti. Credo comunque che, nonostante il peso di criticità serie e risalenti, le possibilità che il centro storico trovi una nuova stagione di rinascita siano intatte.
Ho recentemente letto di un piano integrato di interventi, messo a punto dal Comune, che punta al recupero del valore storico del centro più antico di Genova, immaginandone al contempo profili di modernità in grado di restituirgli una vivibilità e una fruibilità capaci di guardare al futuro.
Davanti a sfide come queste, la Prefettura, assieme alle forze dell’ordine, non mancherà di fare la propria parte, muovendo dalla consapevolezza che, per il successo delle scelte strategiche sul futuro della città, la sicurezza riveste un ruolo cruciale. Una sicurezza sempre più aperta a forme di partecipazione, capace di spingersi oltre i confini del contrasto all’illegalità per trovare risposte utili a garantire il più ampio esercizio dei diritti civili e sociali dei cittadini e, con esso, lo sviluppo di una società moderna e autenticamente democratica».
Nonostante l’apertura del nuovo ponte, resta una emergenza forte quella delle infrastrutture.
Cosa ne pensa?
«Non so se possa parlarsi di una “emergenza infrastrutture” ma certamente a questo territorio non può bastare il nuovo Ponte che pure, non dimentichiamolo, fa di Genova un motivo di vanto per l’intero Paese.
Parliamo di una città che, anche in ragione della sua posizione, deve ambire a diventare il primo canale di collegamento con il nord Europa.
Deve diventarlo con la spinta e la forza delle sue vocazioni, la portualità, la cantieristica, l’alta tecnologia, la logistica, il turismo, la ricerca.
In questi tratti distintivi Genova deve cercare la dimensione strategica di competitività nelle sfide globali che l’attendono.
Ecco in questa cornice, la presenza di nuove infrastrutture che rafforzino la mobilità urbana, la viabilità autostradale e ferroviaria, la mobilità aeroportuale ritengo sia imprescindibile».
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