Di questi tempi, un anno fa, Davide "Saio" Saitta prese carta e penna e scrisse al Papa: "La Legavolley ci fa giocare a Natale, intervenga lei". Stavolta, cambiata maglia e sceso di latitudine, da Ravenna a Vibo Valentia, il Natale del palleggiatore è salvo: "La prossima partita è lunedì 28, a Verona". Dalle sue mani dipendono gran parte delle fortune della Callipo, terza in Superlega a oltre metà del cammino, il miglior campionato di sempre per i giallorossi calabresi, pur in mezzo alle ovvie difficoltà logistiche ("siamo i più meridionali del campionato, ogni nostra trasferta dura tre giorni") e alle più angoscianti preoccupazioni legate al Covid, che finora ha risparmiato Vibo.
A 33 anni, Saitta è dentro una nuova maturità ed è diventato un uomo-copertina. In un modo assai particolare. Da qualche partita, il regista indossa degli speciali occhiali da sole nelle partite in casa. Al PalaMaiata, l'agognato nido della Callipo, atteso molti anni e rimesso a nuovo per il campionato in corso, il primo della storia senza pubblico ("ma speriamo di rivedere la gente presto intorno a noi"), i fari posti a presidio delle due metà campo impediscono una visione perfetta del pallone. "Accade" spiega Saitta, "di perderlo con lo sguardo, una volta entrato nel fascio di luce. Allora ho deciso di fare qualcosa: ho applicato delle lenti polarizzate ad occhiali per lo sport e da quando li indosso non perdo più un pallone. Certo, non è facile giocarci, soprattutto nelle fasi di gioco più confuse, ma ci si abitua, e comunque i risultati sono dalla mia parte. In queste ultime giornate ho deciso di non utilizzarli solo contro Perugia, e non è andata bene. Da allora, e forse ora è anche scaramanzia, li ho messi sempre".
Il pallavolista di Superlega che scrive al Papa. “Non voglio giocare a Natale”
di COSIMO CITO
Le sue prestazioni occhialute hanno richiamato il popolo dei social, e Vibo ha lanciato una sfida ai tifosi, "Postate foto bizzarre in occhiali da sole". A Saitta ne sono arrivate tante, anche fotomontaggi, lui con Ray Charles, lui nuovo Abdul-Jabbar, lui accanto a Livio Berruti. Serissima, invece, la sua candidatura a una maglia azzurra per l'Olimpiade di Tokyo: "In azzurro ho solo giocato un Europeo e una World League, l'Olimpiade è un grande sogno". Lo coltiva, lui nato a Catania, una lunga esperienza in Francia con un campionato vinto a Parigi, accanto alla sua famiglia, moglie e due bambini. Anche se con il Covid bisogna stare attenti: "Quando giochiamo contro squadre che hanno avuto casi, i bambini dormono dai miei suoceri, non si può rischiare e non si deve abbassare la guardia. Qui in Calabria la situazione è comunque sotto controllo, almeno nei numeri. Io sono tranquillo e vado avanti". Va avanti, a singhiozzo, tra rinvii e il giochi-chi-può anche il campionato di Superlega. Vibo, partita per salvarsi, ora fa sogni da grande. A molta distanza da Perugia e Civitanova, ma davanti a Trento e Modena, due delle solite fab-four, e davanti anche a tutte le altre. Chi avrebbe potuto immaginarlo, a inizio stagione?
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